Posts Tagged ‘manifestazioni’

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Walk like an Egyptian?

3 febbraio 2011

A tutti quegli imbecilli che continuano a dire (a dirmi) che “eh, hai visto l’Egitto? Dovremmo fare una cosa così anche in Italia”, una semplice considerazione. Certo, si potrebbero fare molte analisi sulla situazione: cose molto sensate le ha scritte ieri Slavoj Zizek. Noi ne vogliamo portare solo una.

Riprendiamo da qui:

Infine, per capire una differenza cruciale fra le piazze algerine, tunisine, egiziane e le nostre, pensiamo a questo. L’età media delle popolazioni del nord Africa è 27 anni. L’età media degli italiani è circa 50 anni e i giovani fra 15 e 24 anni, quelli che dovrebbero trainare proteste e rivolte, sono solo il 10% della popolazione. Il che vuol dire 6 sparuti milioni.

Ora: in Egitto, per ogni persona che ha più di 27 anni ce n’è una che ne ha meno. In Italia, per ogni persona che ha meno di 50 anni, ce n’è una che è sopra quella soglia d’età.

A 27 anni, la propria rabbia, la frustrazione per le cose che non vanno e il desiderio di cambiamento si mettono nella lotta contro le istituzioni. A 50 anni, si mettono nelle fottute riunioni di condominio.

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Wicenza!

16 gennaio 2011
La sera di oggi, domenica 16 gennaio, si svolge a Vicenza una fiaccolata molto particolare.
Chi ricorda il movimento No Dal Molin? Seppure la sua visibilità nei media mainstream nazionali sia scemata parecchio rispetto agli inizi, esso va avanti e si confronta con le nuove sfide causate dall’inizio dei lavori di allargamento della base americana.
Conviene fare un po’ di storia: siamo a fine 2006 e dall’estero l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi dichiara candidamente che l’allargamento della base NATO situata alla periferia (ma neanche poi tanto, a ben vedere) del capolugo berico sarebbe cominciato a breve, che non era in discussione e che il piano dei lavori era quello presentato dagli USA stessi, cioè un raddoppio della superficie. Detto questo, molta gente, a Vicenza e no, si incazzò alquanto e per delle buone ragioni: a partire dall’articolo 11 della Costituzione, se volessimo fare i raffinati, visto che i generali della base alla domanda “ma da qui partiranno anche i bombardieri per l’Afghanistan?” risposero “FUCK YEAH!”; l’opportunità di costruire una *@%%# di base militare enorme a pochi chilometri dal centro città (e da una città con un centro storico -tipo- patrimonio Unesco); nessuna garanzia offerta dal piano sulla tutela dell’acquifero sottostante Vicenza, che anzi studi indipendenti dicevano a serio rischio di compromissione; nessuna chiarezza sul tipo di armamenti in dotazione agli aerei della base (per dire: petardi? missili di precisione? “bombe intelligenti”? Uranio impoverito? Così, per sapere).
Il governo fa spallucce, dice “la base si farà, ma sul tema della servitù militari sul suolo italiano apriremo una conferenza internazionale”. Il problema è che questo ordine di risposta manca completamente il punto: a Vicenza si parla di una gigantesca questione insieme ambientale, di visione dei rapporti internazionali e democratica -dato che tutto ciò passa bellamente sopra la testa dei cittadini che dovranno bere l’acqua e respirare l’aria di quei luoghi. Si aggiunga che l’allora giunta Hullweck, di centrodestra, era favorevole alla base (“gli americani ci portano il lavoro!”) e contraria a riconoscere la validità di un eventuale referendum consultivo che permettesse di sondare le opinioni della popolazione.
Che succede dunque? Succede che il 16 gennaio 2007 si svolge a Vicenza una riuscita e partecipata manifestazione contro la base: è l’inizio di un movimento più ampio e allargato, con le radici in città ma lo sguardo rivolto alle dinamiche del mondo esterno. E allora ci si dice, “rilanciamo”: manifestazione nazionale per sabato 17 febbraio 2007. I giornali e il governo nazionali impazziscono (sul serio!) e agitano per settimane lo spettro di Brigate Rosse (va detto che erano stati fermati poco prima dei sedicenti neobrigatisti), violenze, black bloc, facinorosi, infiltrati. Viene da dire che per fortuna 4 anni non sono passati invano e oggi il clima intorno alle manifestazioni è tutt’altro.
Il risultato è questo:

200.000 e più persone che sfilano pacificamente, vicentini di tutte le età insieme a manifestanti venuti da tutte le parti d’Italia, dalla Val Susa a Reggio Calabria.

Adesso facciamo un cosa alla Animal House: cos’è successo in questi 4 anni? In questi anni sono successe molte cose: il presidio permanente No Dal Molin è diventato una realtà organizzata e radicata in città ed ha avuto modo negli anni di organizzare molte iniziative, manifestazioni, festival… L’annunciata conferenza sulle servitù militari non vi fu mai, visto che il governo Prodi cadde una prima volta (per finta) di lì a poco proprio sulla politica estera. Paolo Costa, il commissario nominato dal governo per sovrintendere alla costruzione e della base per correggerne eventuali difetti, storture, mancanza di valutazioni preventive etc. ha perlopiù fatto sì che i lavori potessero proseguire in spregio alle cose appena citate, compresa -tipo- la Valutazione d’Impatto Ambientale. Una giunta di centrosinistra, meno sdraiata sul progetto della base, ha preso il posto della precedente e vi siedono anche consiglieri della lista No Dal Molin.Il progetto presentato all’inizio dalle forze NATO è cambiato e ora si estende su un’area più piccola, mentre sul resto dell’area Dal Molin sorgerà il Parco della Pace. I lavori alla base sono partiti puntuali, e il cantiere ora avanza a tempo di record.Dopo le recenti alluvioni nel vicentino, c’è anche chi s’è chiesto se fosse poi ‘sta grande idea costruire una base militare lì: nessuna risposta da parte dei soliti noti. Così qualcuno più malizioso s’è chiesto se per caso non possa esserci un legame tra una devastazione dovuta al cedimento (tuttora non chiarito fino in fondo) di alcuni argini e la cementificazione di un’area enorme: malizia, ovviamente -ma anche in questo caso nessuna risposta. Chi ne volesse sapere di più trova un appello qui.

La bella intervista di Orsola Casagrande a Olol Jackson (uno dei portavoce del movimento) la trovate qui.

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Tassonomie.

16 gennaio 2011

TIZIO: – Ohi, ciao. Piacere, [….] ma lo sai che io ti vedo sempre alle manifestazioni?

IO: – Sì? Mah, io purtroppo non sono per niente fisionomista, per cui non so se ti riconoscerei

– No no, ma io invece ti vedo tutte le volte in manifestazione, solo come un trozkista…

– Ah, come un trozkista? Io tra l’altro non è che abbia particolari simpatie…

– No, ma è un modo di dire che ci sta dalle parti mie: perché vedi, in una manifestazione ci stanno sempre diversi gruppi. Ci stanno quelli che sfilano, tutti belli carichi, con gli striscioni e tutto: quelli che vengono con gli amici: quelli che stanno ai lati della strada fermi e un po’ chiedono qualcosa a quelli che passano e un po’ si lamentano; quelli li chiamiamo “i rompicoglioni”.

– …

– E poi ci stanno quelli che vengono da soli e rimangono lì un po’ circospetti: per quello diciamo che sono soli come dei trozkisti.

– Ah, ecco.

La conversazione in oggetto si è svolta giovedì sera a casa del vicedirettore tra me e un tizio napoletano mai visto prima.

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Consigli per la contestazione

26 novembre 2010

Potrebbe essere un’idea, per le prossime manifestazioni contro la Riforma Gelmini, prendere esempio da alcune forme di protesta messe in atto al G20 di Toronto (carichiamo questo video, ma ce ne sono molti altri in giro per il Tubo)

Anche perché, oltre ad essere molto divertente ed efficace per mettere in ridicolo il potere e soprattutto la ritualità del cercare lo scontro con la polizia, eviterebbe di provocare dei Carabinieri fino al punto in cui non vedono l’ora di menare le mani su qualunque cosa si muova quando in prima fila nel corteo ci sono ragazzini delle superiori. Qualsiasi riferimento agli scontri di ieri davanti alla stazione di Bologna è puramente voluto.

Per il resto, saluti da una città dove il movimento universitario pare stanco, bloccato in un’impasse di irrilevanza o anche di mancata identificazione di forme e obiettivi specifici di lotta. Forse solo un segno dei tempi, forse manca il “fatto nuovo”.

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A working class hero

12 novembre 2010

Perché domani siamo in piazza a manifestare con qualcuno che lo fa meno spesso e con più ragioni di altri: al netto del parlare di sicurezza, di razzismo e di intercultura, domani si cerca di avere a che fare col lavoro. Lo dobbiamo almeno a loro.

 

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Roma, 20 settembre 1870

20 settembre 2010

Intendiamoci, nulla di personale.

E’ solo che tra tutte le varie celebrazioni bipartisan per il decreto-legge su Roma capitale, mentre il cardinale Bertone è presente alle celebrazioni per il XX settembre perché invitato nel rispetto di un ritrovato accordo tra le istituzioni laiche e quelle ecclesiastiche per il bene comune della Nazione per superare sterili contrapposizioni ereditate dal passato, ecco (vietando tra l’altro le manifestazioni a Porta Pia per la giornata di oggi);

il blog dell’Idioteca ci tiene a ricordare che se siamo arrivati a questo punto è perché abbiamo dovuto invadere militarmente un cazzo di stato teocratico assoluto, senza libertà di stampa, culto e nemmeno opinione, burocratico e clericale, tenuto in piedi da truppe straniere, alleato dei peggiori reazionari d’Europa e che ha deliberatamente fomentato rivolte nei territori conquistati dalle truppe sarde prima e proibito la partecipazione della maggioranza della popolazione alla vita pubblica poi.

Oh sì, certo, non che siamo rimasti a quel punto; non che la Chiesa Cattolica non si sia evoluta; non che tutto quel che c’è stato dopo sia stato meglio di quel che c’era prima; ma ci tenevamo a ribadirlo.

Anche perché se abbiamo la libertà di farlo, è perché quelli hanno perso contro la direzione che prendeva la Storia, bitches.

Bonus: ma sì, esageriamo. Questa è la manifestazione di quei simpaticoni dei Radicali ieri, per tutta la registrazione QUI.

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Manifestazione ad Adro (BS), 18 settembre 2010

18 settembre 2010

Due righe di spiegazione: in seguito alla nota inaugurazione, ad Adro (BS), di una scuola elementare intitolata a Gianfranco Miglio e recante, nella grande maggioranza degli arredi scolastici, il simbolo del Sole delle Alpi (o rosa celtica, di uso abbastanza comune nelle decorazioni rupestri e di oggettistica nell’arco alpino e non solo), associato ormai da anni -ne è un marchio registrato, guardate- al movimento politico “Lega Nord – Padania”, che ha la maggioranza nella giunta comunale di Adro.

Sia la minoranza in consiglio comunale, che le rappresentanze dei partiti a livello nazionale hanno dunque chiesto con forza al Ministro dell’Istruzione la rimozione di quei simboli, perché la scuola di Adro è pubblica (è inoltre seggio elettorale, non va dimenticato); il caso, di lì, è rimbalzato sulla stampa e sulle televisioni nazionali. Dal momento che la giunta non ha raccolto la segnalazione, al contrario difendendo la scelta, e il ministro l’ha derubricata a “folklore”, per la mattina di sabato 18 è stata indetta una manifestazione di protesta, aperta a tutte le sigle politiche, alle associazioni e  alla cittadinanza.

Questa che segue è una testimonianza filmata dalla giornata di oggi, che riprendiamo cortesemente dal blog de ilNichilista, di Fabio Chiusi. Buona visione.

P. S. La risposta alla domanda della signora “Ma c’è qualcuno che non mangia?” è sì. Il comune di Adro era già finito sotto i riflettori qualche mese fa per un altro caso di cronaca, ricordate? I bambini dai genitori morosi sulla rata della mensa scolastica vennero privati del pasto: anche allora l’interesse dei mass media fu stimolato (vi fu una puntata del popolare programma ‘Annozero’ di RaiDue sul fatto, QUI QUI e QUI), anche allora il gruppo consiliare della Lega Nord – Padania si schierò a difesa del sindaco Oscar Lancini. Con questo documento.

Loro stanno con i genitori, non con i cervelli. Già.

P.P.S. Parrebbe anche che la manifestazione di stamattina (ci sono anche gli interventi filmati di Civati e di Puglisi) qualche effetto l’abbia sortito: vedi qui. Un’ultima postilla: non avete idea di quanto sia difficile non insultare nessuno scrivendo un post su questo argomento.