Posts Tagged ‘Lega Nord’

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This is what you get when you mess with us.

29 marzo 2011

Che poi, sì, ovviamente chi scrive su questo blog spesso e volentieri vede i molti difetti di una città come Bologna, come si ragionava in questo post.

Alle prossime amministrative la Lega (pare) si presenterà con il proprio candidato, il segretario provinciale Manes Bernardini, e prenderà probabilmente un fracco di voti e ovviamente sta già inondando la città con i propri osceni manifesti.

Però ogni tanto ci si rincuora a vedere la risposta cittadina.

via Marconi

Questo qui sopra è ciò che ha vergato una mano anonima. Invece quelli del collettivo Bartleby, per pubblicizzare la giornata di mobilitazione di sabato scorso, hanno “hackerato” alcuni manifesti così:

E siccome la stampa mainstream proprio non può fare a meno di definire “shock” quel che è semplicemente razzista (ne parlavamo già qui), un passo avanti glielo fa fare un’altra campagna (sistematica) contro i manifesti suddetti, condotta da benemeriti anonimi.

cortesia de La Repubblica Bologna, che ci crede così scemi da non saper fare uno screenshot

Per carità, non che questo significhi che la Lega non passi. Ma che non passa indisturbata, e in qualcuno non passerà mai.

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Lega la Lega (1 e 2).

25 febbraio 2011

La prima informazione ci viene da un’intervista di qualche giorno fa rilasciata dall’on. Mario Borghezio a KlausCondicio, il talk show di Klaus Davi che trovate sul suo canale YouTube (qui l’intervista). E i miei piccoli 24 lettori si chiederanno: “Ma Borghezio chi, quello che viene invitato ai congressi dell’estrema destra francese? Quello che dichiarò che <il regionalismo è un buon modo per non essere considerati fascisti nostalgici, ma sotto sotto siamo sempre gli stessi>? Quello condannato per aver dato fuoco ai cartoni degli immigrati che dormivano all’aperto?” Esatto, proprio lui (come siete informati!).

L’intervista è ricca di perle gustose, come il personaggio ama regalare. A un certo punto non disdegna nemmeno degli obliqui avvertimenti in tema con i 150 anni dell’Unità d’Italia:

Non vorrei che con questa “risorgimentalite” qualcuno dei troppo numerosi monumenti e targhe dedicati in tutto il Paese a Garibaldi subisse qualche pericolo. Se succederà… Sarò il primo a dire di chi è la colpa: di quelle alte cariche che non hanno pensato alle conseguenze negative di tanta retorica.

Sarà anche che Borghezio, così come il suo segretario di partito per molto meno, non si è mai tirato indietro di fronte al rischio di procurato allarme. Ma l’intervista prosegue. Ora non so voi, ma a Garibaldi noi si vuole bene: per questo segnaliamo il passaggio in cui si esamina meglio la storia del Risorgimento e del processo unitario:

Garibaldi entrò a Napoli scortato dai mafiosi e dai camorristi. Per questo andrei a fucilarne il cadavere e non certo a celebrarlo, mi si perdoni la provocazione. Questi sono fatti storici, la gente deve sapere che Garibaldi pagò le pensioni alle mogli dei mafiosi. È l’icona di “Roma ladrona”, un alleato della mafia, uno che ha portato i mafiosi nel Palazzo e non ha favorito il popolo e la gente per bene, come numerosi storici hanno inequivocabilmente accertato.

lo spezzone dell’intervista con queste affermazioni

Non c’è che dire, è proprio un bell’esempio di mondo alla rovescia! Rovesciamento? Qualcuno ha detto rovesciamento?

 

Potremmo pure raccontare la storia di quest’immagine, ma godetevela così

Comunque niente paura, Borghezio non si tocca. Come si potrebbe, dato che in così tanti lo stimano, lo seguono e riprendono le sue parole? Sorvoliamo sul fatto che le parole riguardino l’opportunità di sparare a colpi di mitra sui profughi (qui il video dell’assessore regionale veneto Stival).

Cambiamo argomento: passiamo ora dal borghezio-pensiero (?) alla fredda e grigia cronaca parlamentare. Alcuni di voi sapranno come in questi giorni si stia discutendo in Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto cosiddetto “Milleproroghe”, quello che serve appunto a prorogare le scadenze dei termini di molti provvedimenti, disposizioni e adempimenti: nella fattispecie, questo contiene moltissime schifezze. Nella prima versione del decreto c’era anche la (ennesima) dilazione del pagamento delle multe degli allevatori che non hanno rispettato le cosiddette “quote latte” europee.

Il provvedimento è stato prima stralciato, poi -su pressione della Lega Nord- reinserito. E sapete da dove si sono presi i soldi per rientrare dalle multe stratosferiche che l’infrazione a livello europeo costa all’Italia? Citiamo dal sito Giornalettismo:

Una perla contenuta nel Milleproroghe approvato al Senato che concede un’altra proroga sulle quote latte agli allevatori accusati di aver “splafonato” (cioè prodotto più del dovuto) e che dovranno pagare le multe alla Comunità europea. Per accantonare i soldi e permettere al provvedimento di non essere incostituzionale, le risorse — 5 milioni di euro — si sono prese dai fondi per la ricerca oncologica.

Capito? C’è però un grandissimo lato positivo che questo provvedimento, a guardar bene, contiene: augurare un cancro a costoro non sarà mai stato così profondamente appagante.

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Niente

8 febbraio 2011

Cesare Bossetti, consigliere della Lega di Varese e di Radio Padania (eletto senza preferenze, nel famigerato listino di Formigoni), durante il minuto di silenzio per i quattro bambini rom morti a Roma (richiesto dal Pd e concesso dal presidente Davide Boni, leghista anche lui), non si è alzato in piedi.

Il minuto di silenzio si fa per questo motivoContinua Civati sul suo blog,

Non ho niente da aggiungere, né da commentare.
Neanche noi. Ci sarebbe anche una replica del tipo, ma no, veramente, dài.
UPDATE: non so, consigliere, vuole anche una pala, così scava meglio (dando comunque adddosso all’immigrazione, così, a muzzo)?
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Discorsi da autobus.

20 gennaio 2011

Per dire, uno magari non vota Lega però dice “però comunque ci sta che nel momento in cui in una società crescono gli immigrati, crescono pure i partiti contro gli immigrati.”

Invece, no –e c’ho le prove. Ovvio che questo non vuol dire “si fotta la signora anziana che si sente spaesata e indifesa salendo sull’autobus con 10 persone e magari è l’unica italiana-italiana”: vuole dire che non è che la signora anziana il giorno dopo fonda un partito xenofobo, ma deve trovarselo già bello pronto, votabile e che dà le risposte che non le pare di trovare in altri partiti.

Comunque la soluzione giusta non è “salgo sull’autobus e siccome sono progressista e credo in un futuro migliore per l’intera razza umana me ne frego del colore della pelle di chi mi sta di fianco”: è “ah, sì? adesso che me lo fai notare…” Il problema sta lì, sta.

P.S. Poi però cedete il posto a sedere alla sopradetta signora anziana, meglio se evitando di chiederlo ché poi mi si schermisce “no, no, scendo solo fra 8 fermate…”

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Update sulla denuncia a Radio Padania Libera

29 dicembre 2010

Abbiamo scritto appena ieri di radio Padania libera e tutto.

Su tutta la faccenda, ancora: il post, più tecnico di Alessandro Gilioli dell’Espresso online sulla censura dei contenuti da parte di YouTube, con  un update dovuto alle analoghe segnalazioni di Massimo Mantellini e Vittorio Zambardino.

Siccome poi Daniele Sensi aveva promesso aggiornamenti, questi sono arrivati. Ecco, dal sito di Valigia Blu, cosa scrive Ciccone sulla denuncia.

Ieri sono andata in Questura. E ho denunciato Radio Padania. Perché non si può ascoltare senza reagire, senza fare niente il “MOVIMENTO STUDENTESCO PADANO” INVITARE I POLIZIOTTI A PICCHIARE DURO, a spaccare le ossa ai manifestanti (precisando certo dei centri sociali, quei bastardi), “Fateci sentire il crac delle ossicina del braccio…” .

Perché non si può accettare che UN ASCOLTATORE DELLA GUARDIA PADANA NAZIONALE DICA CHE I ROM HANNO NEL LORO DNA L’OMICIDIO. Bisogna ribellarsi a questo, bisogna dire no, questo non potete farlo, non vi è permesso. Nella nostra società, nella nostra democrazia non avrete nessuna possibilità di infettare di odio razziale i nostri figli.
Saranno le autorità giudiziarie a decidere se c’è o meno reato in quelle parole, ma nel vuoto politico-istituzionale che stiamo paurosamente vivendo, ho sentito il dovere di impegnarmi, di attivarmi. […]

continua a leggere sul sito di Valigia Blu

E si sente da come e da cosa scrive che non si vergogna del proprio impegno, che non lo fa perché si sente superiore a coloro che denuncia. Si sente che sa di stare facendo una cosa giusta, che ci sono i buoni e ci sono i cattivi -e che anche se i secondi grideranno “radical chic”, “bella democrazia la vostra” e “libertà d’espressione”, rimangono i cattivi della storia e non ci riusciranno, a mischiare tutte le carte in tavola.

Anche l’amaca di Michele Serra di oggi è dedicata alla questione. Inizia così -“Current tv ha reso pubblico un documento sonoro tristissimo. Radio Padania. Due giovani leghisti stanno parlando (sulla radio ufficiale di un partito di governo) delle manifestazioni studentesche. Si augurano che la polizia “massacri quei bastardi”, parlano di ossa che crocchiano, invocano il sangue.” Continua qui.

Vediamo se qualcosa si muove. Lalalalalala. Su Twitter, almeno, pare di sì.

EDIT: Fabio Chiusi sul suo blog dice bene quel che abbiamo cercato di scrivere in questi due post sull’argomento.

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Di come Radio Padania infanghi le nostre vite.

28 dicembre 2010

di come Radio Padania, nel programma intitolato “l’ora buca”, sprona i giovani e facinorosi ad andare a casa a studiare.

Di come noi, ora e sempre, capiamo perchè l’Italia va a rotoli.

C’è un’altra faccia del pianeta e purtroppo non la conosciamo abbastanza.

[EDIT: non so chi della redazione abbia compilato questo pur pregevole post, ma ritengo, da blogmaster, di aggiungervi qualche postilla]

La segnalazione del video di cui sopra viene dal blog “L’Anticomunitarista“, curato da anni dall’ottimo Daniele Sensi. Il suo intento principale è quello di mostrare come il partito Lega Nord -Padania sia a tutti gli effetti un’articolazione italiana del fenomeno che in Europa (a partire dalla Francia) si è denominato “Nuova destra”: cioè, quei partiti che pur non riconoscendosi appieno nelle esperienze fasciste storiche, propugnano ideali legati a sangue, nazione, suolo (magari aggiornati, oggi si parla di cultura come qualcosa di altrettanto connaturato agli individui e ai gruppi sociali), quindi apertamente xenofobi. C’è una marea di letteratura sull’argomento, quindi chiudiamo qui.

Sul suo blog Sensi documenta tutto quel che di razzista, discriminatorio e xenofobo emerge dagli ambienti della Lega Nord: dalle ordinanze folli, ai convegni razzisti, alle foto di Adro e dintorni, a una rubrica appositamente dedicata all’analisi dei programmi di RadioPadania, con tanto di canale YouTube dedicato. Il problema è che gli utenti della rete, che sono un branco di imbecilli, contrassegnavano i video come aventi contenuti razzisti e quindi i cervelloni di Google li censuravano. Tutta la storia è spiegata bene qua.

La stessa storia si è ripetuta con il post del video in questione. Video caricato sul Tubo, censurato, ri-caricato su BlipTV.

Cos’è successo in seguito? Che la portavoce di Valigia Blu Arianna Ciccone ha denunciato Radio Padania -l’organo di partito Radio Padania- alla Questura di Perugia, ci dice sempre Sensi. Staremo a vedere come va, è un’indefinita “libertà di espressione” contro la definita(ma ricca di punti controversi) Legge Mancino. A me sembra, comunque, che sia più efficace un’azione, civica, di questo tipo che cantare ODIO LA LEGA LALALALALALA sull’aria di Can’t take my eyes off of you.

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Manifestazione ad Adro (BS), 18 settembre 2010

18 settembre 2010

Due righe di spiegazione: in seguito alla nota inaugurazione, ad Adro (BS), di una scuola elementare intitolata a Gianfranco Miglio e recante, nella grande maggioranza degli arredi scolastici, il simbolo del Sole delle Alpi (o rosa celtica, di uso abbastanza comune nelle decorazioni rupestri e di oggettistica nell’arco alpino e non solo), associato ormai da anni -ne è un marchio registrato, guardate- al movimento politico “Lega Nord – Padania”, che ha la maggioranza nella giunta comunale di Adro.

Sia la minoranza in consiglio comunale, che le rappresentanze dei partiti a livello nazionale hanno dunque chiesto con forza al Ministro dell’Istruzione la rimozione di quei simboli, perché la scuola di Adro è pubblica (è inoltre seggio elettorale, non va dimenticato); il caso, di lì, è rimbalzato sulla stampa e sulle televisioni nazionali. Dal momento che la giunta non ha raccolto la segnalazione, al contrario difendendo la scelta, e il ministro l’ha derubricata a “folklore”, per la mattina di sabato 18 è stata indetta una manifestazione di protesta, aperta a tutte le sigle politiche, alle associazioni e  alla cittadinanza.

Questa che segue è una testimonianza filmata dalla giornata di oggi, che riprendiamo cortesemente dal blog de ilNichilista, di Fabio Chiusi. Buona visione.

P. S. La risposta alla domanda della signora “Ma c’è qualcuno che non mangia?” è sì. Il comune di Adro era già finito sotto i riflettori qualche mese fa per un altro caso di cronaca, ricordate? I bambini dai genitori morosi sulla rata della mensa scolastica vennero privati del pasto: anche allora l’interesse dei mass media fu stimolato (vi fu una puntata del popolare programma ‘Annozero’ di RaiDue sul fatto, QUI QUI e QUI), anche allora il gruppo consiliare della Lega Nord – Padania si schierò a difesa del sindaco Oscar Lancini. Con questo documento.

Loro stanno con i genitori, non con i cervelli. Già.

P.P.S. Parrebbe anche che la manifestazione di stamattina (ci sono anche gli interventi filmati di Civati e di Puglisi) qualche effetto l’abbia sortito: vedi qui. Un’ultima postilla: non avete idea di quanto sia difficile non insultare nessuno scrivendo un post su questo argomento.

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Kebabträume in der Türmestadt

31 agosto 2010

Ove si parla di carne speziata, questione curda, ordinanze xenofobe, turchi in Germania e post-punk.

Qualche tempo fa, in una kebabberia di via delle Moline, chi scrive ha assistito alla seguente scena:

entra un avventore, si guarda intorno, chiede al gestore di Saleem (? così mi parve di capire), visto che questi gli ha dato un appuntamento.

-No, non c’è.

-Però lui aveva detto che venivo alle 2, che lui c’era.

-Io non so niente, non mi ha detto niente, puoi tornare dopo.

-Ma Saleem non c’è? Quando viene lui?

-Non lo so, non ci siamo visti, forse lo sa l’altro ragazzo. Vuoi che lo chiamo?

-Sì, perché lui mi aveva detto alle 2.

A questo punto l’avventore s’illumina e chiede:

-Turco?

-No, curdo.

-Saleem parla turco. Parli turco?

-(seccato) No.

-Ma come non parli turco, Saleem parla turco. (si esprime in una lingua incomprensibile al redattore)

-No, ho detto te prima che sono curdo. Saleem è turco, parla turco.

-Ma non c’è Saleem? Lui parla turco, ha detto ci vediamo alle 2, io non so quando arriva.

-(visibilmente stizzito) Io non so niente. Tornare dopo, chiedi dopo.

-Va bene (capisce l’antifona e se ne va).

Dissapori etnici davanti al Doner Kebab, il quale in effetti, nella versione che conosciamo col super-girarrosto, è un piatto turco.

La parola Kebab (o Kebap, in turco) però in arabo significa semplicemente “carne arrostita” e ne esistono perciò svariate versioni  dall’India e al Pakistan al bacino del Mediterraneo fino alla Grecia, che è anche l’arco che percorrono con i mezzi più svariati i migranti che arrivano sulle coste dell’Adriatico per cercare fortuna (ed è noto quanto spesso questi viaggi, soprattutto per kurdi ed iracheni, si fermino nei porti della Grecia che ha una legislazione a dir poco restrittiva sul diritto di asilo), e non è detto che Venezia o Ancona siano terra ospitale. Qualcuno scriveva che la parola fortuna in curdo non esiste.

Il cibo, invece, non conosce frontiere, le attraversa tutte e le ibrida in continuazione. Certo, la diffusione in Europa del kebab è dovuta all’immigrazione turca e dai paesi arabi: la sua presa, soprattutto tra gli squattrinati universitari, è soprattutto dovuta ai prezzi modici rapportati all’apporto calorico. Per questo motivo, nel Belpaese le solite giunte forzaleghiste del cazzo hanno in più di un luogo sollevato dei problemi (sanciti dall’immancabile ordinanza) all’aumento dei kebabbari: vedi il caso di Lucca, la proposta a Firenze, il centro di Roma, l’esempio della ‘capitale morale’ Milano, in Liguria ad Albenga, quei posti in Lombardia dai nomi ridicoli e oscuri che dovrebbero essere cancellati dalla faccia della terra, nonché Bergamo. Chi volesse rendersi conto dell’entità numerica di provvedimenti simili nella sola Lombardia, vada pure QUI. Così, tanto per dare un’idea. Bella merda.

Si diceva però dei cibi che migrano e si ibridano insieme con chi li prepara. Il fatto è che il Kebap ha viaggiato insieme all’immigrazione turca in Germania, lì ha messo radici (anche industriali) e da lì è rimbalzato nelle città di mezza Europa. Citiamo da questo post in memoria dell’inventore del super girarrosto che ha reso possibile la vita di chi frequenta il 36:

Nel 1971, un turco immigrato in Germania dà una mano nel ristorante di suo zio, a Berlino. Gli viene allora l’illuminazione che cambierà le abitudini alimentari dei festaroli: mettere delle fettine di carne di montone nella pita, il pane rotondo tradizionale del Mediterraneo orientale. Vi si aggiungono pomodori, cipolle e la famosa salsa bianca, l’altra invenzione di un Mehmet Aygun decisamente ispirato.

“Doner kebab” significa per l’appunto, kebab rotante. Ma veniamo ora alla musica. Il titolo del post è infatti una citazione da “Kebabträume” dei Deutsche-Amerikanische Freundschaft, ovvero i DAF, gruppo di culto della New wave tedesca anni ’80, dediti all’elettronica, al post-punk e alla dissacrazione di qualunque riferimento ad un immaginario politico (è loro il pezzo ‘Der Mussolini‘). Negli anni del montare della protesta dell’Ovest contro l’immigrazione turca ‘senza freni’ che metteva a repentaglio ‘l’identità tedesca’ (non sentite un brivido?), i Daf sfornano un pezzo elettronico che ribalta il segno delle contestazioni e in cui si canta “Wir sind die Türken von Morgen” (=noi siamo i turchi di domani). In effetti oggi Berlino è uno dei posti dove il kebab è ormai tipico (consigli sul kebab berlinese qui, chi capisse il tedesco troverà qui un dibattito interessante), e la famosa serie tradotta come Kebab for breakfast in originale si chiama in effetti “Türkisch für Anfänger” (=turco per principianti).

Il testo per intero recita:

Kebab Träume in der Mauer-Stadt (sogni di Kebab nella città del muro)
Türkkültür hinter Stacheldraht (cultura turca sotto il filo spinato)
Neue Izmir ist in der DDR (la nuova Smirne è nella RDT)
Atatürk der neue Herr (Atatürk il nuovo capo/signore)

Milliyet für die Sowjetunion (“Nazionalità”-un giornale turco- per l’Unione Sovietica)
In jeder Imbißstube ein Spion (in ogni tavola calda una spia)
Im ZK Agent aus Türkei (nel Comitato centrale un agente dalla Turchia)
Deutschland, Deutschland, alles ist vorbei! (Germania, Germania, tutto è spacciato)

Wir sind die Türken von Morgen (noi siamo i turchi di domani)
Wir sind die Türken von Morgen

Ed eccovi qua una bella esibizione live:

E siccome conosco un po’ i gusti della redazione, informo che l’hanno fatta in versione punkettona anche i CCCP, quando ancora si chiamavano Mithropank

  • La consueta segnalazione bibliofila: su curdi e dintorni obbligatorio il bellissimo fumetto di Marina Girardi (questo il suo blog), “Kurden People”, Bologna, Comma 22, 2009. Sui deliri di xenofoba onnipotenza legaiola, Giuseppe Civati, “Regione straniera“, Milano, Melampo, 2009 (anche in questo caso l’ottimo blog). Per un esempio positivo, Enzo Laforgia – Giovanna Ferloni, “Salamelle & kebab : incontri di culture in una provincia lombarda”, Varese : Arterigere, 2008.
  • Più il film di Fatih Akin del 2004, “Kebab connection“.

Ne approfittiamo per lanciare… IL SECONDO CONCORSO IDIOTECARO! ovvero:

qual è il kebabbaro più buono di Bologna?

Partecipate numerosi con i commenti (e condividete su FB)!