Archive for the ‘Attualità’ Category

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Segnalazioni sparse.

11 aprile 2011

Almeno siamo coerenti e non cerchiamo un titolo figo che tenga insieme della cose che nei fatti insieme non ci stanno.

1) Stasera alle 21, al Vag61 si presenta il volume sulla “Volante Rossa” alla presenza dell’autore. Partecipazione caldamente consigliata.

2) Sul blawg dei Wu Ming, traduzione dell’intervento di Wu Ming 1 alla University of North Carolina sul tema “A cosa assomiglia una rivoluzione?“. Per l’occasione vengono introdotti Proust, Majakovskij, Deleuze, la stampa socialista italiana nel 1917 e altro ancora. Lungo ma necessario. Riportiamo:

Un movimento rivoluzionario non si espande per contaminazione, ma per risonanza. Qualcosa che si costituisce qui risuona con l’onda d’urto di qualcosa che si costituisce laggiù. Il corpo che risuona lo fa nel modo che gli è proprio. Un’insurrezione non è come l’espansione di una pestilenza o di un incendio nel bosco – un processo lineare che si estenderebbe col contatto ravvicinato a partire da una scintilla iniziale. E’ piuttosto qualcosa che prende corpo come una musica, le cui sedi, anche quando disperse nel tempo e nello spazio, riescono a imporre il ritmo della propria vibrazione. A prendere sempre più spessore. Fino al punto in cui qualunque ritorno alla normalità non possa più essere desiderabile, e nemmeno attuabile.

3) Mentre siamo “distratti” dalla guerra in Libia (e anzi quasi ci dimentichiamo anche di quella), continuano i massacri dell’aviazione israeliana a Gaza.

4) Non so se è un problema solo mio, ma a me la cover di “Where is my mind?” dei Pixies che si trova nella colonna sonora di Sucker Punch piace. Ora, ascoltatevela e ditemi se devo farmi curare.

5) Ora, l’altro giorno -dramma planetario- Sasha Grey si è ritirata dalle scene di QUEL tipo di film. In segno di lutto molti hanno portato una fascia nera alla mano, ma non è questo il punto. Il punto è che a conclusione della nota su Facebook con cui ha comunicato il suo ritiro ha firmato “Lotta Continua”. In italiano.

Se Sasha Grey si unisce alla sinistra rivoluzionaria fidatevi che per il movimento è la volta buona.

6) L’onorevole Domenico Scilipoti, del gruppo parlamentare dei Responsabili promuove, alla Camera, un incontro con Pippo Franco e altri oratori su omeopatia, lettura dell’aura e scie chimiche.

7) Cosa cerca chi parte dall’altra sponda del Mediterraneo, quali sogni ha chi parte a 20 anni per un altro paese? Ce lo spiega benissimo Gabriele del Grande, grazie a una canzone.

8) Un modellino a tre piani di New York ricreata in maniera assai strana da Alan Wolfson, via il Post.

9) Gente che vuole camminare “Da Milano a Napoli ricuciamo l’Italia con i nostri passi. In un viaggio da fare insieme attraverso l’Italia, a piedi.” e parte il 20 maggio, tutte le informazioni del caso su Carmilla.

10) Se sapete l’inglese bene e volete tenervi aggiornati con della buona informazione su quel che continua a capitare in Algeria, Bahrain, Gibuti, Costa d’Avorio (vista la situazione), Arabia Saudita, Swaziland, Siria, Tunisia, Emirati arabi uniti e Yemen ecco un post contenente tutti i link che possiate desiderare.

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Il nuovo evento Marvel dell’estate?

27 marzo 2011

Allora, la notizia è questa: la NATO ha deciso di ribattezzare l’operazione militare in Libia da “Odyssey Dawn” (titolo da action movie con Bruce Willis che significa “alba dell’odissea” e non “odissea all’alba”) in “Unified Protector“.

Solo a me sembra il titolo di, uh, una miniserie di Iron Man -o una nuova run di Devil affidata a Bendis?

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Se verrà la guerra, marcondirondero

22 marzo 2011

La migliore posizione teorica sugli eventi di stretta attualità nonostante tutto il rumore che ci circonda. Questo blog si dichiara contrario allo sfruttamento eccessivo di de André, ma quando ci vuole ci vuole.

(il video non c’entra nulla, ma il signor Sony ha deciso che le SUE canzoni si possono guardare solo su YouTube)

Se poi proprio ci tenere a leggervi qualcosa, però, vi diamo un elenco ragionato di fonti e commenti -non per forza equilibrate in base alla par condicio, ma almeno intelligenti, ecco, quello sì.

Fonti:

– La pagina di Mibazaar, un sito che geotagga su Google Maps gli ultimi tweet dalla Libia, live

– Sul sito Linkiesta, le infografiche sul ruolo e la collocazione delle tribù libiche e con la posizione dei comandi militari e degli armamenti. Per approfondire la storia della Libia e delle sue popolazioni (ché la Libia come entità unica mica esisteva prima del 1911, ce la siamo inventata noi) articolo di Massimo Introvigne sulla Bussola Quotidiana.

– La stessa cosa, ma con una mappa unica, interattiva e dettagliata con le unità navali ed aeree per ogni paese sul sito de El Mundo: l’unico difetto è di essere, ovviamente, in spagnolo (ma si capisce, suvvia).

Gasdotti, oleodotti e giacimenti libici in un’ottima carta di Limes.

– Su MotherJones, Liveblogging dall’inizio degli scontri ad oggi, in inglese: ben fatto, altrimenti c’è Repubblica.it che si salva.

Commenti:

Cosa ne pensa chi scrive, in due parole? Qui; Sandrone Dazieri.

Gli articoli in assoluto migliori, che mettono ulteriori dubbi ma danno un buon quadro della situazione senza retorica, li abbiamo letti da parte di Enzo Mangini sul sito di Carta (“Nel dubbio, bombe”) e qualche giorno fa da parte di Gennaro Carotenuto (“Bengasi, nonostante l’ONU, è sola”).

L’ottimo Gabriele del Grande si trova a Bengasi e da lì aggiorna il suo blog, Fortress Europe: un pugno nello stomaco.

Dopodiché, se vi va spaziare un poco: ci sono

– “Tutti i dubbi sulla guerra in Libia”, sul Post: che poi proprio tutti non sono -Piero Vietti sul suo blog sul Foglio ha messo  insieme i pareri della stampa italiana fino a ieri (22 marzo, qui)

Un articolo che studia l’impatto dei missili Cruise, sul manifesto: parallelamente, uno studio su PeaceReporter s’interroga sull’uranio nei Cruise

– “Perché si ricomincia con la guerra” su Mazzetta

– “Cinque stupidaggini sulla Libia“, su Distanti Saluti (mah)

– Carmilla, “La vergogna senza fine di noi Occidente in guerra” (doppio mah)

– C’è l’abilità dello staff di Obama dietro l’apparente ruolo defilato degli USA? Lo sostiene Christian Rocca sul Sole 24 ore.

– A proposito del trattato italo-libico, di accordi e diplomazia internazionale, “Pacta sunt servanda” su LexItalia.

Infine, su Repubblica ci sono i reportages di Vincenzo Nigro, e per la cronaca date un’occhiata ai siti delle agenzie: Ansa, AgiAdnKronos, ReutersAsca, Autostrade per l’Italia, ma soprattutto con la partecipazione dell’ENI. Speriamo finisca presto.

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17 marzo, 18 marzo.

18 marzo 2011

Rieccoci dopo un’assenza fondamentalmente ingiustificata. Nel frattempo, il mondo ha continuato a girare e il capitalismo a fare danni, la Terra ha tremato, le centrali nucleari pure, i soldati un po’ in giro per il mondo hanno continuato a sparare alle folle.

In tutto questo, come blog ci siamo anche persi le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia: sopravviveremo. Riassumiamo il tutto con una rapidissima Storia d’Italia, scritta e disegnata da uno che oggi ci manca molto.

Oltre a Paz, ci manca molto anche Pert

Detto questo, in questi giorni di retorica patriottarda e tricolori a tutte le finestre e servizi in tutte le salse che ci spiegano quanto sono state belle e patriottiche le guerre dell’Ottocento (tanto che oggi piacciono anche a quei buoni selvaggi che sono i cittadini extracomunitari) e anche tutto quello che è venuto dopo (in pratica: Savoia, fascismo, DC), tre letture consigliate:

Noi, una festa, l’avevamo già, post di qualche tempo fa dal blog “Cose Rosse”.

Risorgimento tra storia e metafora, il bell’articolo dello storico Alessandro Portelli sul manifesto di oggi

La mia bandiera, dal blog di Gipi sul Post: si parla di Italia e bombe sui treni ed è, uhm, tipo bellissimo. Leggetelo.

Ora che siete psicologicamente preparati, festeggiamo anche noi!

Siccome le Nazioni (in armi) ci piacciono fino a un certo punto, mentre ci piacciono molto di più le rivoluzioni e la solidarietà di classe, ci ricordiamo che  oggi sono i 140 anni dal 18 marzo 1871, quando iniziarono le rivolte dei soldati che fecero proclamare la Comune di Parigi! Auguri! Auguri a tutt*!

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Lega la Lega (1 e 2).

25 febbraio 2011

La prima informazione ci viene da un’intervista di qualche giorno fa rilasciata dall’on. Mario Borghezio a KlausCondicio, il talk show di Klaus Davi che trovate sul suo canale YouTube (qui l’intervista). E i miei piccoli 24 lettori si chiederanno: “Ma Borghezio chi, quello che viene invitato ai congressi dell’estrema destra francese? Quello che dichiarò che <il regionalismo è un buon modo per non essere considerati fascisti nostalgici, ma sotto sotto siamo sempre gli stessi>? Quello condannato per aver dato fuoco ai cartoni degli immigrati che dormivano all’aperto?” Esatto, proprio lui (come siete informati!).

L’intervista è ricca di perle gustose, come il personaggio ama regalare. A un certo punto non disdegna nemmeno degli obliqui avvertimenti in tema con i 150 anni dell’Unità d’Italia:

Non vorrei che con questa “risorgimentalite” qualcuno dei troppo numerosi monumenti e targhe dedicati in tutto il Paese a Garibaldi subisse qualche pericolo. Se succederà… Sarò il primo a dire di chi è la colpa: di quelle alte cariche che non hanno pensato alle conseguenze negative di tanta retorica.

Sarà anche che Borghezio, così come il suo segretario di partito per molto meno, non si è mai tirato indietro di fronte al rischio di procurato allarme. Ma l’intervista prosegue. Ora non so voi, ma a Garibaldi noi si vuole bene: per questo segnaliamo il passaggio in cui si esamina meglio la storia del Risorgimento e del processo unitario:

Garibaldi entrò a Napoli scortato dai mafiosi e dai camorristi. Per questo andrei a fucilarne il cadavere e non certo a celebrarlo, mi si perdoni la provocazione. Questi sono fatti storici, la gente deve sapere che Garibaldi pagò le pensioni alle mogli dei mafiosi. È l’icona di “Roma ladrona”, un alleato della mafia, uno che ha portato i mafiosi nel Palazzo e non ha favorito il popolo e la gente per bene, come numerosi storici hanno inequivocabilmente accertato.

lo spezzone dell’intervista con queste affermazioni

Non c’è che dire, è proprio un bell’esempio di mondo alla rovescia! Rovesciamento? Qualcuno ha detto rovesciamento?

 

Potremmo pure raccontare la storia di quest’immagine, ma godetevela così

Comunque niente paura, Borghezio non si tocca. Come si potrebbe, dato che in così tanti lo stimano, lo seguono e riprendono le sue parole? Sorvoliamo sul fatto che le parole riguardino l’opportunità di sparare a colpi di mitra sui profughi (qui il video dell’assessore regionale veneto Stival).

Cambiamo argomento: passiamo ora dal borghezio-pensiero (?) alla fredda e grigia cronaca parlamentare. Alcuni di voi sapranno come in questi giorni si stia discutendo in Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto cosiddetto “Milleproroghe”, quello che serve appunto a prorogare le scadenze dei termini di molti provvedimenti, disposizioni e adempimenti: nella fattispecie, questo contiene moltissime schifezze. Nella prima versione del decreto c’era anche la (ennesima) dilazione del pagamento delle multe degli allevatori che non hanno rispettato le cosiddette “quote latte” europee.

Il provvedimento è stato prima stralciato, poi -su pressione della Lega Nord- reinserito. E sapete da dove si sono presi i soldi per rientrare dalle multe stratosferiche che l’infrazione a livello europeo costa all’Italia? Citiamo dal sito Giornalettismo:

Una perla contenuta nel Milleproroghe approvato al Senato che concede un’altra proroga sulle quote latte agli allevatori accusati di aver “splafonato” (cioè prodotto più del dovuto) e che dovranno pagare le multe alla Comunità europea. Per accantonare i soldi e permettere al provvedimento di non essere incostituzionale, le risorse — 5 milioni di euro — si sono prese dai fondi per la ricerca oncologica.

Capito? C’è però un grandissimo lato positivo che questo provvedimento, a guardar bene, contiene: augurare un cancro a costoro non sarà mai stato così profondamente appagante.

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Letture sulla #Libya

24 febbraio 2011

Posto tutto questo anche in considerazione del fatto che sarebbe interessante che chi ha delle osservazioni poi ce le facesse conoscere commentando.

Secondo me ha ragione fin nelle virgole Rossana Rossanda nel suo intervento di oggi sul manifesto. Se doveste leggere una cosa cosa, leggete questa.

La foto viene da questo Flickr: http://www.flickr.com/photos/a7fadhomar/

Gli scenari futuri dell’immigrazione e perché parlare di “esodi biblici” è una solenne sciocchezza buona solo per gli imbecilli, da Fortress Europe, il blog del mai abbastanza lodevole Gabriele del Grande. Sempre una confutazione sul sistema delle migrazioni dalla Libia anche su Crisis.

Il blog Petrolio, che di petrolio appunto parla, ci informa sullo stato delle forniture in particolare in quest’articolo.

Un’analisi emme-elle fin nel midollo sul sito dell’Ernesto (vabbè, per questa ha insistito Franchino).

Un articolo documentato con molte delle cifre sul commercio di armi da parte di industrie italiane e non solo verso la Libia si trova sul sito di Lettera 43.

Attenzione! La storia delle “fosse comuni” è una solenne stronzata: si può facilmente confutare come fa oggi Luca Sofri visto che basta un po’ di sano fact-checking. Che però di fronte a tutto questo qualcuno possa sentire puzza di Kosovo e di futuri interventi “umanitari” (già) ci sta eccome. Anche sul blog Militant ci si fa la stessa domanda in maniera un po’ rozza, nei commenti risponde in modo articolato e molto intelligente Wu Ming 1 e si può vedere anche qui.

Per finire, Radio Radicale dedica un dossier di interviste ad esperti sulla crisi in Libia: le tre parti sono qui, qui e qui.

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Cattivissimo me

24 febbraio 2011

Riprendiamo questo lancio dell’agenzia Asca, che vi prego di leggere attentamente cercando di visualizzare le scene (tip: a Malta perché avevano paura di essere rimpatriati dall’Italia):

LIBIA: ESILIATI A MALTA BRUCIANO BANDIERA ITALIANA

(ASCA-AFP) – La Valletta, 22 feb – Circa 100 cittadini libici rifugiati a Malta hanno bruciato una bandiera italiana durante una manifestazione di protesta contro Muammar Gheddafi davanti all’ambasciata libica a La Valletta. I manifestanti, davanti alla polizia che circondava l’edificio, hanno gridato slogan contro l’Italia, accusata per gli stretti legami con il dittatore di Tripoli, e hanno definito ”eroi” di due piloti dell’aviazione che ieri si sono rifiutati di bombardare la folla a Bengasi e sono scappati a Malta, il paese della Ue piu’ vicino alla Libia.

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la foto non c'entra nulla, ma senza questa didascalia non l'avreste mai saputo

Così come in Libia si grida “Morte a Berlusconi” e slogan contro l’Italia: mentre vengono massacrati a colpi di machete i migranti del corno d’Africa respinti dall’Italia nelle carceri libiche (prendetevi un attimo per rifletterci). E adesso vai lì a dare loro torto: per loro, noi, l’Italia, siamo i cattivi.

 

Lo so che è difficile da pensare: nelle favole che leggevamo da bimbi (o nei film che guardiamo da adulti) ci identifichiamo coi buoni, che di solito sono anche bianchi e cristianoccidentali. Certo, la storia non dà giudizi di valore, ma chi storico non è ha tatuato dentro la testa un modello narrativo di buoni VS cattivi: è persino giusto, viene facile da raccontare. Ma provate a pensare a come i libri di storia che fra qualche decennio parleranno di questi tempi e alle parti in commedia: da che “parte” metteranno noi?

Dico “noi”, non i mercenari italiani che starebbero aiutando a reprimere la rivolta, non i rappresentanti del governo italiano, né solo quelli che li hanno votati. Proprio l’Italia. Adesso ve lo scrivo in grande: SIAMO I CATTIVI. Poi arriverà la Storia ad attribuire non torti e ragioni, ma cause, responsabilità, interpretazioni.

P.S: Ah, prima o poi porta anche un’altra cosa, la Storia: il conto. Salato.

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Proporzioni.

23 febbraio 2011

Roberto Vecchioni: Sanremo = Vladimir Luxuria: Isola dei famosi.

E volete sapere anche un’altra cosa? Malgrado quel che ne scrissero e ne scrivono alcuni commentatori, né l’uno ne l’altra hanno nulla a che fare con le sorti della sinistra italiana, tanto meno sono sintomi di avanzamento.

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Sviluppo e ricostruzione

17 febbraio 2011

Se provate ad andare all’indirizzo http://www.presidency.gov.eg/

vi si aprirà questa pagina:

Non è meravigliosa?

Mai pagina web di “under costruction” fu più veridica. Fonte, in cui nei commenti si fa notare come il font usato sia in effetti l’Algerian (avrebbero potuto almeno usare il Papyrus. Io l’ho trovata qui, comunque (buttate un occhio a tutto il sito, ché merita).

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What you see is what you get.

16 febbraio 2011

Giuseppe

Ora, va bene che si parla di un avvenimento tragico come quello della morte, la settimana scorsa, di un ragazzo di 28 anni nei bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna per un’overdose di eroina.

Solo che a me sembra di cattivo gusto la lettera che il Preside di facoltà, prof.ssa Carla Giovannini, scrive per il tramite delle pagine de la Repubblica Bologna alle autorità del Comune, rappresentate in questo momento dal commissario Anna Maria Cancellieri.

La lettera è sentita, indubbiamente. Dopo avere descritto gli avvenimenti di quel lunedì dal suo punto di vista, scrive tra l’altro:

E mi sono chiesta, piena di rabbia, se davvero non riusciremo mai a sottrarci alla maledizione di questo luogo, di questa piazza Verdi che non si riesce a riscattare dalla droga.

Noi di Lettere, noi che in via Zamboni lavoriamo, dobbiamo trarre da questa tragedia qualche insegnamento: cercheremo di proteggere meglio i nostri luoghi di lavoro e di adottare un miglior sistema di controllo dei nostri spazi.

Faremo la nostra parte. Così come abbiamo fatto con la pulizia del portico, con l’apertura serale della biblioteca. Ma questa è una cosa troppo seria per essere trattata con qualche accorgimento tecnico.

Possiamo chiuderci dentro, ma tanto il male sta lì, subito fuori dalla porta, e insidia i nostri spazi e soprattutto i nostri studenti. Ed è talmente visibile in questi ultimi mesi da essere diventato scandaloso. Da oggi io non posso e non voglio più fare finta di nulla.

Io, per quello che può valere, volevo dire alla prof.ssa Carla Giovannini che se esprime la sua rabbia con queste parole, sembra dare l’impressione che il problema vero nella morte di un ragazzo stia nel fatto che è venuto a morire nel bagno di una facoltà universitaria. Seguo molto poco la cronaca, perché non mi piace la pietà a buon mercato e il genere giornalistico del “trarre conclusioni generali da un fatto singolo” mi disturba: molto spesso la risposta che do, anche cinicamente è stica22i. Però la pietà, rabbiosa, commossa, silente, quella che ti fa dire “poveraccio, però” e per un attimo sei triste ma triste davvero, prima di tornare alle solite cose, ogni tanto ci sta. Qui io ce l’ho messa, pensando un attimo alla faccenda. E pensandoci però, si arriva ad una conclusione: che ci siano delle cose da mettere in chiaro.

Io volevo dire che per me in via Zamboni, all’Università di Bologna, ma posso allargare il discorso anche ad altri atenei, NON c’è nessuna differenza tra dentro e fuori. Sta qui tutta la differenza con la scuola fino alle superiori: che all’Università si iscrivono persone adulte e maggiorenni, che in un’aula per una lezione può entrare chiunque, che non ci sono bidelli etc. Non entra in Università nessuno che non voglia farlo, né il contrario.

Mi sembra un brutto segnale dimostrare che la preoccupazione stia nel dove è morto il ragazzo e non nel fatto che sia morto. E su questo: signora preside, non è colpa sua. Però non si può dire che “là fuori” c’è “il male che insidia (?) gli studenti”, giacché gli spacciatori stanno dentro e fuori dalle aule -lo so: si vedono. L’insidia è nel bisogno, vorrei persino dire che l’insidia sta nel fatto che il mondo delle droghe leggere e quello delle droghe pesanti si incontrino nel sottobosco dell’illegalità. Se il male è l’eroina, chiamiamola con il suo nome, no? Se invece sta in qualcosa d’altro, non per questo c’è la rassegnazione: l’Ateneo può collaborare in molti modi diversi con le autorità competenti, solo che a me piacerebbe vederlo collaborare prima di tutto con i suoi studenti.

Gli studenti che vogliono procurarsi una dose non hanno difficoltà in questo, visibile o no che sia: come se non fosse già sbagliato in sé il discorso per cui una cosa è tanto più grave e indecorosa quanto più è visibile. C’è una costruzione sociale, c’è una storia dietro quell’idea, l’idea borghese di decoro, c’è un modo chiuso di pensare agli spazi come un rapporto di dentro/fuori: lo so, professoressa, perché me l’ha insegnato lei nelle sue lezioni. So anche che piazza Verdi la sera è già piena (piena!) di poliziotti e che le cose non sono cambiate granché.

Giusta la rabbia, giusto il desiderio di far sì che certe cose non accadano più: ancora più giusto dirsi le cose per quello che sono e trattare gli studenti per le persone adulte e responsabili del bene e del male che fanno che essi sono.

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Italia, uno.

12 febbraio 2011

Un aggiornamento veloce, ché oggi e domani non ho tempo (perché sono qui, ma tanto non mi vedrete).

DISCLAIMER: occhio, emozioni forti, video non adatto ai cardiopatici.

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“Acciacca lo zingaro!”: neofascisti, neorazzisti e no.

10 febbraio 2011

Dice: mica c’è da preoccuparsi, quelle neofasciste sono posizioni sbagliate, ma in una democrazia tutte le idee hanno pari cittadinanza. IL CAZZO.

Detto questo, circola in queste ore la notizia della creazione del gioco in rete ed apparso (creato?) sulla pagina Facebook di Forza Nuova – Roma sud. Al netto delle agenzie che non riescono a non etichettare come “shock” quel che invece è imbecille e odioso, le cose sono andate come segue.

acciaccia lo zingaro!

Da La Repubblica – Roma:

“ACCIACCA lo zingaro”. È il titolo del terribile gioco a premi pubblicato su Facebook da Forza Nuova Roma Sud. “Possono partecipare tutti – è spiegato nel regolamento – basta avere un qualsiasi mezzo di locomozione che cammini, più è grosso e più va veloce sarà facilitato nella raccolta dei punti”.

In realtà, servirebbe una parziale correzione su questo punto. Il commento proseguiva, “MA SI PUO’ PARTECIPARE ANCHE CON LA BICICLETTA DOVRETE PASSARCI SOPRA PIU’ VOLTE“. Credevo doveroso farlo notare.

E nella stessa pagina zeppa di citazioni fasciste si trovano altri commenti contro i rom. Nello spot per il macabro gioco, con un video pubblicato su Youtube dal titolo “La rovina dell’Italia”, si vedono immagini di campi in fiamme, un fumetto del ministro Maroni con il pollice sporco di inchiostro per le impronte digitali e la scritta “Italia Uno”, la frase «stop ai ladri», il fermo immagine sul lancio di una molotov, vigili del fuoco che spengono roghi, baraccopoli sotto a un ponte, le fasi successive a un incendio in un campo, una baracca bruciata.

Il video in questione [attenzione: è una visione davvero pesante da sopportare] lo trovate qui sul Tubo. E soprattutto, per capire l’aria che tira, leggete i commenti al video -cose tipo “i rom andrebbero deportati e messi nei campi di concentramento…” oppure “Ora basta… bel video, basta con questa democrazie, vengono a casa nostra a comandare e io sai cosa vi dico rimandiamoli indietra e calci nel culo“. Ricordate? Niente di troppo diverso da quel che già il nostro blog aveva raccolto sullo stupro di Guidonia. A dirla tutta, la federazione roma di Forza Nuova ha già preso le distanze dal gruppo, pure messo in piedi da iscritti, ed annuncia sanzioni per gli stessi, visto che “La nostra linea politica sulla questione rom è chiara”: di Forza Nuova e delle sue posizioni parlammo qui.

Eccoli qua

Giornalettismo segnala giustamente che il gruppo preesisteva di qualche giorno al rogo delle baracche: quando altri utenti vi sono capitati, è stato segnalato e rimosso da Facebook dopo poche ore. Ora, è chiaro come il sole che Facebook non c’entra niente e non costituisce un motivo di ulteriore o particolare gravità rispetto alla vicenda in sé: le frasi e gli umori sono gli stessi che chi li ha scritti probabilmente non si vergogna di pronunciare a voce alta. Semmai quel che anche la saggistica inizia a chiedersi è se quel tipo di discorso non abbia iniziato a fare breccia anche nel campo democratico, sia insomma “passato”. Aggiunge a ragione il blog di PianetaTech, da cui è ripreso anche lo screenshot del gruppo FB, che

Il particolare più inquietante è rappresentato dal fatto che l’invito ha raccolto immediatamente adesioni e commenti positivi da parte dei simpatizzanti del gruppo, che hanno mostrato il proprio compiacimento verso il recente incendio nel campo nomadi di Roma, nel quale sono deceduti quattro bambini.

Lo ricorda anche il lancio Ansa. Ovviamente i neofascisti odiano Alemanno e Polverini quasi quanto i rom stessi, proprio perché una volta camerati e ora, dicono, vendutisi per la poltrona: “lutto cittadino a roma x la morte d 4 zingari??? questa è l’italia…. ammazzati alemanno!!!!!” e “Sono morti bruciati quattro bambini rom. Adesso Roma è inquinata dal loro fumo. Addirittura lutto cittadino. Bravo Alemanno!“. Egli ha ovviamente condannato il gruppo Facebook e Forza Nuova, anche se sembra quasi più preoccupato di tenere (?) pulita la reputazione dei romani che dell’episodio di intolleranza in sé.

di sgomberi si muore

Che poi il sindaco Alemanno nel suo mandato sia stato solidale con i rom sarebbe tutto da dimostrare, considerato che invece vi sono tutte le prove di un accanimento negli sgomberi dei campi e delle roulotte, regolari o no che siano. Accanimento con aspetti extra legem e che ovviamente non può risolvere il problema della povertà, della scolarizzazione e di alloggi decenti, ma in compenso sposta da un luogo all’altro centinaia di persone. Questo pomeriggio chi non è d’accordo con quella politica si trovava per un presidio in Campidoglio: bravi. Se poi volete vedere delle bellissime foto scattate nei campi rom della mostra fotografica “A forza di essere vento” organizzata dalla Regione Toscana per la giornata della Memoria, trovate la gallery sul sito del Post.

Ciliegina sulla torta, siccome (ricordate?) con un pranzo a base a di pajata e polenta leghisti e postfascisti hanno ufficialmente fatto pace, anche il forum ufficiale di Radio Padania Libera, di cui avevamo già parlato qui e qui, l’ottimo Daniele Sensi dal suo blog ci informa che nel frattempo “Acciacca lo zingaro” ha fatto proseliti! Citiamo testualmente, al di là dei congiuntivi sbagliati: “un gioco che appassiona sia grandi che piccini, che grazie all’aiuto di importanti informatici ha reso il gioco divertente e nello stesso tempo impegnativo. Cosa aspetti? Tuffati anche tu nello splendido mondo dei campi rom per poi bruciarli!“. A chiudere, uno smiley sorridente.

 

dal forum di Radio Padania

Non so voi, ma io provo rabbia e senso di vomito.

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Kebabträume in der Türmestadt, 2

8 febbraio 2011

Il primo capitolo, “ove si parla di carne speziata, questione curda, ordinanze xenofobe, turchi in Germania e post-punk” e che rimane stabilmente tra gli articoli più letti di questo blog, si trova qui.

Sempre io, l’altro giorno, in una pizzeria/kebabberia di via Petroni, in piena zona universitaria bolognese. Ora, la corta via Petroni è al tempo stesso molto facile e molto difficile da descrivere. Facile perché su un lato ci sono solo case, tranne un paio di locali, due paninerie verso il fondo e un negozio di biciclette: dall’altro vi è una successione di minimarket di alimentari e alcolici, kebabbari, pizzettari (tutti gestiti in prevalenza da stranieri, con netta prevalenza dell’area Pakistan-India-Bangladesh), e poco di più -degna di nota la presenza di un liutaio.

Kebab power

Perché è difficile spiegare via Petroni? Perché essa è sicuramente in piena zona universitaria ed abitata di conseguenza da un bel numero di universitari: al civico 5 c’è un condominio in cui, se c’è una festa in un appartamento, è festa in tutti (ricordate? a tal propostito comparve un articolo su D di Repubblica dove si cita una parte della redazione della redazione di Idioteca). Solo che non ci sono solo loro, ma lì e nelle strade adiacenti ci sono anche un bel po’ di residenti bolognesi in pianta stabile, di tutte le età. E non sono affatto, affatto contenti dello stato in cui versa via Petroni.

Perché anche se è viva, via Petroni, ci passa un sacco di gente e tutto sommato non è che ci siano delle sparatorie giornaliere, è vero che è sporca; è vero che spesso e volentieri vi stazionano personaggi poco raccomandabili; è vero che una via piena solo di negozietti di alimentari e kebabberie crea molto passaggio e poca sosta e restringe la fascia delle persone che quella via sentono “propria” e non “terra di nessuno”.

Ora, in soldoni: i residenti -che poi non sono tutti i residenti, sono il comitato di quelli che ci stanno- votano, immigrati e studenti no. Sarà forse per questo che, con la scusa del degrado, si fanno da anni speculazioni politiche sulla situazione lì e al Pratello. La giunta Cofferati non fu da meno e non risparmiò ordinanze draconiane quanto inutili ai fini del “recupero” (da chi, poi?) della zona e dannose per i negozianti -anche se, va ricordato, si era parallelamente lanciato un progetto rivolto agli esercenti di riconversione, finanziata, dei negozi in altre attività: il bando andò quasi deserto.

Ora, nel vuoto politico pressoché assoluto lasciato dal dopo-Delbono, il commissario Cancellieri, che Dio la abbia in gloria, vara un’ordinanza: in via Petroni e adiacenze le rivendite di alimentari e i locali in genere potranno scegliere: o vendere alcolici e chiudere alle 19, o rinunciare a farlo e chiudere all’1. Tutto questo “a causa del rumore e degli schiamazzi”, mentre tutti noi ci sentiamo mooolto più sicuri tornando a casa per vie vuote, buie e silenziose, non è così? O forse la sicurezza sta in cose così?

Gli esercenti raccolgono le firme per opporsi, ma l’ordinanza viene emessa. I pakistani devono chiudere prima.

Quel che nessuno ha capito è perché nella stessa ordinanza c’è l’imposizione dell’installazione di distributori automatici per le bevande (ANalcoliche) fresche: perché? Per quale c@%%° di motivo?  Comunque dicevamo sopra, “Sempre io, l’altro giorno, in una pizzeria/kebabberia di via Petroni, in piena zona universitaria bolognese.” Ordino, mi siedo a leggere il giornale, poi noto la mostruosità del distributore alle mie spalle.

– E questo?

– Ah, guarda, lascia stare…

– Ma è da tanto che c’è?

– No, da quando ha voluto la Comune.

– E perché il Comune ha fatto mettere i distributori?

– Io non so! Non so perché loro ha fatto mettere macchina! Sai quanto prendo io con la macchina che vengono a riempire? 20%! E nessuno comprare più da bere!

– Eh, immagino, un casino…

– Hai detto giusto, è un casino! Io non so perché loro ha voluto fare! Non serve a un cazzo! Questi sono la politici del Comune, ma loro non sa un cazzo! Adesso hanno fatto questa cosa, e cosa è cambiato? Loro vogliono che tutto cambia, però in fine non cambiare niente!

E io, sapendo quali parole il pizzaiolo stesse inconsapevolmente ripetendo, gli ho risposto “resistete!” e ho pensato che più che mai ce la si è presa con le persone sbagliate.

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Niente

8 febbraio 2011

Cesare Bossetti, consigliere della Lega di Varese e di Radio Padania (eletto senza preferenze, nel famigerato listino di Formigoni), durante il minuto di silenzio per i quattro bambini rom morti a Roma (richiesto dal Pd e concesso dal presidente Davide Boni, leghista anche lui), non si è alzato in piedi.

Il minuto di silenzio si fa per questo motivoContinua Civati sul suo blog,

Non ho niente da aggiungere, né da commentare.
Neanche noi. Ci sarebbe anche una replica del tipo, ma no, veramente, dài.
UPDATE: non so, consigliere, vuole anche una pala, così scava meglio (dando comunque adddosso all’immigrazione, così, a muzzo)?
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“Da grande vollio fare il giornalista!”

5 febbraio 2011

Una cosa senz’altro apprezzabile della rete (finché non la “spengono”) è la sua funzione di deposito collettivo di ciò che vi viene depositato. La possibilità così offertaci di rileggere alcuni articoli a distanza di qualche anno consente in tal modo di avere uno sguardo diverso sull’attualità e le sue polemiche.

Questo era “Il Giornale“, 24 marzo 2007 (sì, ve l’avevamo già scritto):

(…) Vi sono reati etici peggiori di quelli sanzionati dal codice penale. Se (un uomo delle istituzioni va a prostitute, e si concede un’escursione notturna a “Zoccoland”) non è per niente affar suo, ma di tutti. Un uomo pubblico che si rende ricattabile espone lo Stato a gravi rischi, al cui confronto l’estorsione diventa una bazzecola. (…)
Ma poi non lo sa, (qui ci si rivolge direttamente all’uomo delle istituzioni), che la Convenzione sulla soppressione del traffico di persone, ratificata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1949, recita: «La prostituzione e il male che l’accompagna, cioè la tratta degli esseri umani, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona e mettono in pericolo il benessere dell’individuo, della famiglia e della società»? Non lo sa che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea all’articolo 3 sancisce il divieto «di fare del corpo umano una fonte di lucro»? (…)
In ogni caso non si capisce perché debba godere d’un trattamento di favore rispetto agli altri cittadini, moralmente riprovevoli, che si mettono nelle sue stesse condizioni. (…) Sono i clienti ed i guardoni i primi responsabili dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù di migliaia di esseri umani. (…)
Ma resta intatto il nostro diritto di cittadini a poter disporre di responsabili della res publica che non siano nemmeno lontanamente sfiorati dal sospetto di una qualche contiguità col mondo della prostituzione. Perché andare a puttane non è affatto una cosa normale. Anzi, è la scorciatoia per mandare a puttane prima i governi e poi le nazioni.

Via “Nonleggerequestoblog

Questa invece è “La Repubblica“, da un articolo di Giuseppe d’Avanzo (proprio lui!) del 19 giugno 2006.

“Il giornalismo italiano – tutto il giornalismo italiano, nessuno escluso – diffonde a piene mani intercettazioni non per fare informazione, per rispettare quel “patto etico” con il lettore che gli impone di rendere (anche con frasi rubate) comprensibile la realtà, di spiegare per quanto è possibile che cosa è accaduto e perché. Quelle frasi rubate sono pubblicate per mero scandalismo. Per voyeurismo. Il giornalismo c’entra come il cavolo a merenda”.

Via “Cerazade

Lasciamo alla vostra intelligenza ogni altra ulteriore considerazione. Potrei azzardare una spiegazione, ma, sul serio, no.

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Manca solo Sauron e poi… ehi, aspetta!

4 febbraio 2011

Oggi Metilparaben raccoglie in questo post una serie di dichiarazioni dell’attuale Presidente del  Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana di solidarietà internazionale a capi di stato non esattamente noti per il loro amore per le libere elezioni multipartitiche e i diritti umani.

Il governo cinese? Apprezzo la loro politica dell’armonia.

(Silvio Berlusconi, 6 luglio 2009)

L’amore del popolo bielorusso per il presidente Aleksandr Lukashenko si vede dai risultati elettorali che sono sotto gli occhi di tutti.

(Silvio Berlusconi, 30 novembre 2009)

Medvedev e Putin sono un dono di Dio per il vostro Paese.

(Silvio Berlusconi, 11 settembre 2010)

Io sono legato da amicizia vera con il presidente egiziano Mubarak, con il presidente libico Gheddafi e con il presidente della Tunisia Ben Ali.

(Silvio Berlusconi, 23 dicembre 2010)

Confido e credo che tutti gli occidentali pensino la stessa cosa: che ci possa essere in Egitto una transizione ad un sistema più democratico senza rotture con un presidente come Mubarak che da tutto l’occidente, Stati Uniti in testa, è stato sempre considerato l’uomo più saggio ed un punto di riferimento preciso per tutto il Medio oriente.

(Silvio Berlusconi, 4 febbraio 2011)

Il titolo del post stesso è “Manca solo Sauron di Mordor e siamo a posto“. Mica vero che manca, c’è anche lui.

Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul, ash nazg thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul

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Walk like an Egyptian?

3 febbraio 2011

A tutti quegli imbecilli che continuano a dire (a dirmi) che “eh, hai visto l’Egitto? Dovremmo fare una cosa così anche in Italia”, una semplice considerazione. Certo, si potrebbero fare molte analisi sulla situazione: cose molto sensate le ha scritte ieri Slavoj Zizek. Noi ne vogliamo portare solo una.

Riprendiamo da qui:

Infine, per capire una differenza cruciale fra le piazze algerine, tunisine, egiziane e le nostre, pensiamo a questo. L’età media delle popolazioni del nord Africa è 27 anni. L’età media degli italiani è circa 50 anni e i giovani fra 15 e 24 anni, quelli che dovrebbero trainare proteste e rivolte, sono solo il 10% della popolazione. Il che vuol dire 6 sparuti milioni.

Ora: in Egitto, per ogni persona che ha più di 27 anni ce n’è una che ne ha meno. In Italia, per ogni persona che ha meno di 50 anni, ce n’è una che è sopra quella soglia d’età.

A 27 anni, la propria rabbia, la frustrazione per le cose che non vanno e il desiderio di cambiamento si mettono nella lotta contro le istituzioni. A 50 anni, si mettono nelle fottute riunioni di condominio.

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I’m the first mammal to wear pants, yeah.

2 febbraio 2011

Copyright ANSA, tutti i diritti riservati

La cosa strana e bella insieme del vedere le reazioni della gente in piazza Tahrir al Cairo subito dopo il discorso di Mubarak (in cui ha annunciato molte cose: tra queste, che non si ricandiderà alle prossime elezioni) è capire come forse non se l’aspettassero neanche loro una cosa così: o meglio, non funziona come ad una partita, dove se vinci o se perdi gli schemi comportamentali standard ce li hai. Qua no, così si vedono al tempo stesso persone con le lacrime agli occhi dalla gioia e gente furiosa, una di fianco all’altra.

La verità? E’ che siamo una razza gregaria, noi umani. Possiamo fare, fisicamente, con il nostro corpo, un sacco di cose seguendo un sacco di schemi comportamentali diversi. Solo che nella stragrande maggioranza dei casi non lo facciamo, per convenienza, abitudine sociale (o sociobiologica), senso di autorità. E ci dimentichiamo di quello che possiamo fare.

Ma ci sono altre cose che la nostra eredità genetica da animali gregari da branco ci ha consegnato: una grande adattabilità e soprattutto l’abilità di copiare le cose che fanno i nostri simili, quando riteniamo che ci siano utili.

Se uno pensa al 1848 e alla cosiddetta primavera dei popoli europea in questo modo, diventa tutto molto più comprensibile. E più o meno, al di là dell’enorme differenza di composizione sociale, mezzi di comunicazione, insomma tutto, non credo che per molte altre razze animali di questo pianeta un gruppo guardi il nido/tana/formicaio di fianco che fa un’innovazione che funziona e la copi subito. Magari dopo un po’. Ma non subito, ché per copiarla subito bisogna non dare a sé stessi il tempo di vedere che quella innovazione funziona davvero: è irrazionale, no? Pensateci.

Però ci piace. Insomma, siamo fatti in modo da poter osare, da usare l’immaginazione per fare cose grandi e contemporaneamente copiare -copiare male– quel che vediamo intorno. Siamo fatti male, forse. Però ogni tanto capita che così facendo, a tentoni, succeda che davvero si creano delle cose nuove. Che poi sono quelle in mezzo alle quali non ci si sa come comportare, perché fino a ieri nemmeno sapevi che potevi arrivare a fare quelle cose là. Il che ci riporta all’inizio del post.

[il titolo ovviamente è ripreso da questo -la vergogna cada su di voi se non lo sapevate]

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Intanto (rassegna stampa estera).

1 febbraio 2011

Ha ragione da vendere Francesco Costa sul suo blog quando scrive, in un post intitolato significativamente “Il mondo è grande”:

Oggi a un certo punto mi sono incazzato. È successo quando ho girato sui social network un aggiornamento sulle rivolte in Egitto e il primo commento che ho ricevuto – su Facebook – faceva riferimento a Berlusconi, tipo che anche noi abbiamo il nostro Mubarak.

Non ce l’ho con la persona che ha scritto quel commento e non mi interessa nemmeno fare la solita tirata sul fatto che no, Berlusconi non è Mubarak. Il motivo per cui mi sono incazzato è un altro: che in otto mesi di lavoro al Post ho letto i commenti a migliaia di articoli e ho scoperto come praticamente quasi qualsiasi articolo, di qualsiasi fatto parli, suscita sempre almeno un commento che mette in relazione quel fatto a Berlusconi. Parli della crisi politica in Giappone e qualcuno sente il bisogno di mettere la cosa in relazione a Berlusconi (“almeno lì si dimettono!”). Parli dello Stato dell’Unione e qualcuno sente il bisogno di mettere la cosa in relazione a Berlusconi (“almeno loro hanno Obama!”).

prosegue qui

E allora ci mettiamo anche noi di buzzo buono e invece che stare inchiodati a quest’uomo vi diciamo un po’ delle cose del mondo che troviamo importanti.

Quel che sta succedendo in Egitto è noto a tutti. Articoli interessanti, come sempre in questi casi si trovano sul sito di PeaceReporter. Uno spazio molto pheego e che non conoscevo è sul sito della Stampa, si chiama “Voci Globali” ed è una specie di blog con traduzioni da siti in giro per il mondo, con video e tweet incorporati: lo trovate qui. S’è detto tweet perché Twitter e i social network hanno giocato un ruolo importante nel far sì che le comunicazioni fra un paese e l’altro, tra una manifestazione e l’altra arrivino veloci. Vodafone nei giorni scorsi ha acconsentito a “spegnere” Twitter in Egitto con queste motivazioni, facendo così riflettere sull’importanza di garantire l’accesso alla rete sempre, soprattutto nelle situazioni in cui ne va, letteralmente, della vita delle persone.

In questi giorni il Post sta peraltro meritoriamente seguendo l’evolversi della situazione egiziana con un liveblogging sul proprio sito. Per chi invece mastichi un po’ d’inglese oltre all’italiano, per tenersi aggiornati e soprattutto capire quel che sta succedendo e le sue premesse storico-politiche il sito della rivista Internazionale riunisce gli articoli più interessanti su giornali e riviste. A me ha fatto anche piacere scoprire che gli artisti egiziani non stanno a guardare.

Poi però, siccome il mondo non finisce nemmeno con l’Egitto, come aggiornamenti utili proponiamo:

un articolo (in inglese) dove si spiega che fine stiano facendo fare alla rivoluzione iraniana e il problema di fondo che le rivolte hanno con la rete.

un’intervista del manifesto sulla situazione dei profughi eritrei ed etiopici rapiti dai beduini nel deserto al confine col Sinai e ignorati dalla diplomazia internazionale.

un ricordo di  David Kato Kisule, ugandese ed esponente del movimento Lgbt, perseguitato e ucciso per questo motivo.

E fa sempre bene ascoltarsi la rassegna stampa di Radio3 mondo.

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Vi prego, fatelo

31 gennaio 2011

Se lo fanno veramente dopo li vado a trovare a casa (o in carcere…) uno a uno e do loro 50 sterline per ciascuno. E mi vesto da Sid Vicious.