Dunque, prima di tutto i fatti, per quanto siano per lo più noti. Nella notte tra il 22 e il 23 gennaio del 2009, a Guidonia Montecelio (RM) una coppia di giovani fidanzati si apparta in macchina in una strada di campagna: viene raggiunta da 5 uomini che sfondano il parabrezza, che picchiano e legano lui nel bagagliaio e trascinano lei in lontananza, dove ne abusano a turno con particolare violenza.
Fin dalle prime ricostruzione i due fidanzati sconvolti riportano di aver udito gli stupratori parlare con accento dell’Est europeo: la Polizia batte fin da subito i campi rom abusivi della zona, dove ve ne sono diversi. Nel frattempo, si sprecano le dichiarazioni antirumene del ceto politico, le polemiche sull'”ondata di stupri”, non da ultimo i pestaggi popolari ai danni di innocenti albanesi del luogo (4 feriti), le manifestazioni di Forza Nuova.
Il 27 gennaio vengono arrestati ed incriminati 5 uomini, di nazionalità rumena, a cui tutti gli indizi, in particolare le intercettazioni dei telefonini, hanno portato. La caserma dei carabinieri, al loro arrivo, viene raggiunta da molti abitanti infuriati che assaltano le auto dei CC e gridano all’indirizzo degli arrestati.
Veniamo ora alla coda di tutto ciò: il 30 di gennaio, in seguito alle denunce da parte degli arrestati, tramite gli avvocati d’ufficio, di violenze subite da parte dei carabinieri e poi dalle guardie carcerarie. La deputata radicale eletta nel PD Rita Bernardini, insieme a Sergio d’Elia (segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino), raccoglie queste denunce e si reca in carcere a verificare di persona, come da prerogativa parlamentare, eventuali violazioni dello stato di diritto. Alle agenzie di stampa dichiara
“Li abbiamo visitati tutti e sei e per tre di loro abbiamo riscontrato evidenti segni di violenza. Uno dice di essere caduto, un altro di essersi picchiato da solo per la disperazione. Ma due hanno ammesso di essere stati pestati a più riprese dai carabinieri. Schiaffi, pugni e calci sono stati dati ai sei romeni in caserma, anche se non so se per rabbia o per farli confessare. Di sicuro oggi erano molto impauriti. Uno stato civile non si può mettere a livello dei peggiori criminali.”
A questa visita seguono lettere al gruppo radicale, ai giornali, commenti sui siti dei giornali, gruppi Facebook. RadioRadicale, che in questo paese fa servizio pubblico, li raccoglie tutti qui:
http://www.radioradicale.it/stupro-di-guidonia-le-email-ricevute-da-rita-bernardini-dopo-la-visita-ispettiva-al-carcere-di-rebibbia-e-la-denuncia-di
Citiamo, a caso (non che tutti i commenti siano dello stesso tenore): “volevo vedere se violentavano te per cinque ore, troia di una parlamentare paraculata”, “Fai veramente schifo, ti auguro di essere stuprata da un branco di merde come quelle li, ma magari ti piace perche a quanto sei brutta e fai schifo non ti scopa nessuno troia del cazzo, ti auguro pure che ti venga un tumore al cervello”, “SPERO CAPITI A LEI CIO’ CHE E’CAPITATO A QUELLA POVERA RAGAZZA”, “Se li difendi sei come loro!!!”, “Straccio di troia, comprati un vibratore, e vattene dall’Italia schifosa”, “Se sono usciti di caserma sulle loro gambe allora non ne hanno avuto ancora abbastanza!!!”
Coacervo di sessismo, rappresentazione televisiva, razzismo, borghese esaltazione della ‘brava gente’, antiparlamentarismo, soprattutto tanta ordinaria violenza repressa: l’Italia è anche questo, oggi, e converrebbe farci i conti. E’ però una realtà molto più complessa di quanto sembri, che ha radici nella storia; intanto la rabbia che cova sotto la cenere cresce. Il problema non è, quasi mai, la violenza in sé, ma la sua componente di incontrollabilità. Facciamo sempre attenzione ad invocare violenza, anche ‘proletaria’, a meno di non saperla guardare in faccia.
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