Archive for dicembre 2010

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Propositi e calendari per l’anno nuovo.

31 dicembre 2010

Sono le ultime ore di questo 2010, che alcuni rimpiangeranno, che altri non vedono l’ora che finisca, mentre altri ancora sono infine convinti che prendere un riferimento a caso tra una rivoluzione terrestre e l’altra non implichi un’intima coerenza tra gli avvenimenti che s’intercalano tra un anno e l’altro. Quindi finisce un anno e ne inizia un altro? Sticazzi.

Siccome però l’esigenza di misurare lo scorrere del tempo esiste, un paio di consigli per un calendario à la page. Uno è quello di Metilparaben, che propone un calendario 2011 con il meglio (occhio che è quasi indistingubile dal peggio) delle uscite dell’anno passato della classe politica italiana, scaricabile e pronto alla stampa DIY qui.

Vi sentite invece very very rriot, un po’ antifa e pronti ad okkupare? Il calendario del Vag61 è ordinabile a richiesta oppure scaricabile anch’esso a questo indirizzo. Per un anno di lotte sociali belle incazzate un calendario apposta, mica come quelli che piacciono a voi pieni di donne nude!

Gli auguri della redazione di Idioteca quindi non ci sono, perché siamo tutti buddisti e per noi l’anno inizia ad aprile. Proviamo a fare qualcosa da parte del blogmaster che assomigli a degli auguri (la striscia è del 31/12/2001, tratta dai Boondocks di Aaron McGruder – clicca per ingrandire).

-Per l’anno nuovo, ho deciso di amare e rispettare tutti gli esseri umani.

Naturalmente, prendere a schiaffi qualcuno quando se lo merita è una tipica dimostrazione d’amore.

-è un sentimento commovente.

– Farà più male a me di quanto ne farà a loro.

Forse non ci sono riuscito. Ah, in attesa del discorso del Capo dello Stato segnaliamo il discorso di fine anno dell’on. Cetto La Qualunque.

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What about it Daddy Cool

31 dicembre 2010

Porca miseria, come se non bastassero le morti eccellenti dell’anno (nella musica basti ricordare Ronnie James Dio), ci lascia anche Bobby Farrell, cantante dei Boney M.

Rispetto.

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Se dieci ore vi sembran poche.

31 dicembre 2010

Chi dice che voterebbe sì dovrebbe provare a vedere il mondo dal punto di vista di chi lavora alla catena di montaggio, a cui si riducono le pause, si sposta o si toglie la mensa,si impone di lavorare su turni di dieci ore più una di straordinario, gli si toglie il diritto allo sciopero e alla malattia, per portare a casa, se gli va molto bene e non è in cassa integrazione, 1300 euro al mese.

Maurizio Landini in conferenza stampa dopo il Comitato Centrale della FIOM il 29/12/2010, tratta da qui.

Vignetta di Altan in proposito, che traiamo dal blog Pazzo per Repubblica (i diritti dell’immagine appartengono ad Altan e al gruppo l’Espresso):

Altan

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“Pronto, qui emergenza mummie, dica”

30 dicembre 2010

Dopo “Christmas with the yours“, che per me rimane LA canzone di Natale e basta (anche se quest’anno qualcun altro sembra essersi impegnato molto: cliccate, ché merita un ascolto), fra le molte canzoni natalizie degli Elio e le Storie Tese arriva seconda un altro classicone: “Presepio imminente”.

Ammettiamolo, tutti ci siamo chiesti cosa fosse la mirra.

Il testo lo trovate a questo indirizzo. Tra l’altro sono piuttosto certo del fatto che sia l’unica canzone a contenere le parole “GPS”, “busseracee” e “benzodiazepine” insieme.

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Update sulla denuncia a Radio Padania Libera

29 dicembre 2010

Abbiamo scritto appena ieri di radio Padania libera e tutto.

Su tutta la faccenda, ancora: il post, più tecnico di Alessandro Gilioli dell’Espresso online sulla censura dei contenuti da parte di YouTube, con  un update dovuto alle analoghe segnalazioni di Massimo Mantellini e Vittorio Zambardino.

Siccome poi Daniele Sensi aveva promesso aggiornamenti, questi sono arrivati. Ecco, dal sito di Valigia Blu, cosa scrive Ciccone sulla denuncia.

Ieri sono andata in Questura. E ho denunciato Radio Padania. Perché non si può ascoltare senza reagire, senza fare niente il “MOVIMENTO STUDENTESCO PADANO” INVITARE I POLIZIOTTI A PICCHIARE DURO, a spaccare le ossa ai manifestanti (precisando certo dei centri sociali, quei bastardi), “Fateci sentire il crac delle ossicina del braccio…” .

Perché non si può accettare che UN ASCOLTATORE DELLA GUARDIA PADANA NAZIONALE DICA CHE I ROM HANNO NEL LORO DNA L’OMICIDIO. Bisogna ribellarsi a questo, bisogna dire no, questo non potete farlo, non vi è permesso. Nella nostra società, nella nostra democrazia non avrete nessuna possibilità di infettare di odio razziale i nostri figli.
Saranno le autorità giudiziarie a decidere se c’è o meno reato in quelle parole, ma nel vuoto politico-istituzionale che stiamo paurosamente vivendo, ho sentito il dovere di impegnarmi, di attivarmi. […]

continua a leggere sul sito di Valigia Blu

E si sente da come e da cosa scrive che non si vergogna del proprio impegno, che non lo fa perché si sente superiore a coloro che denuncia. Si sente che sa di stare facendo una cosa giusta, che ci sono i buoni e ci sono i cattivi -e che anche se i secondi grideranno “radical chic”, “bella democrazia la vostra” e “libertà d’espressione”, rimangono i cattivi della storia e non ci riusciranno, a mischiare tutte le carte in tavola.

Anche l’amaca di Michele Serra di oggi è dedicata alla questione. Inizia così -“Current tv ha reso pubblico un documento sonoro tristissimo. Radio Padania. Due giovani leghisti stanno parlando (sulla radio ufficiale di un partito di governo) delle manifestazioni studentesche. Si augurano che la polizia “massacri quei bastardi”, parlano di ossa che crocchiano, invocano il sangue.” Continua qui.

Vediamo se qualcosa si muove. Lalalalalala. Su Twitter, almeno, pare di sì.

EDIT: Fabio Chiusi sul suo blog dice bene quel che abbiamo cercato di scrivere in questi due post sull’argomento.

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Di come Radio Padania infanghi le nostre vite.

28 dicembre 2010

di come Radio Padania, nel programma intitolato “l’ora buca”, sprona i giovani e facinorosi ad andare a casa a studiare.

Di come noi, ora e sempre, capiamo perchè l’Italia va a rotoli.

C’è un’altra faccia del pianeta e purtroppo non la conosciamo abbastanza.

[EDIT: non so chi della redazione abbia compilato questo pur pregevole post, ma ritengo, da blogmaster, di aggiungervi qualche postilla]

La segnalazione del video di cui sopra viene dal blog “L’Anticomunitarista“, curato da anni dall’ottimo Daniele Sensi. Il suo intento principale è quello di mostrare come il partito Lega Nord -Padania sia a tutti gli effetti un’articolazione italiana del fenomeno che in Europa (a partire dalla Francia) si è denominato “Nuova destra”: cioè, quei partiti che pur non riconoscendosi appieno nelle esperienze fasciste storiche, propugnano ideali legati a sangue, nazione, suolo (magari aggiornati, oggi si parla di cultura come qualcosa di altrettanto connaturato agli individui e ai gruppi sociali), quindi apertamente xenofobi. C’è una marea di letteratura sull’argomento, quindi chiudiamo qui.

Sul suo blog Sensi documenta tutto quel che di razzista, discriminatorio e xenofobo emerge dagli ambienti della Lega Nord: dalle ordinanze folli, ai convegni razzisti, alle foto di Adro e dintorni, a una rubrica appositamente dedicata all’analisi dei programmi di RadioPadania, con tanto di canale YouTube dedicato. Il problema è che gli utenti della rete, che sono un branco di imbecilli, contrassegnavano i video come aventi contenuti razzisti e quindi i cervelloni di Google li censuravano. Tutta la storia è spiegata bene qua.

La stessa storia si è ripetuta con il post del video in questione. Video caricato sul Tubo, censurato, ri-caricato su BlipTV.

Cos’è successo in seguito? Che la portavoce di Valigia Blu Arianna Ciccone ha denunciato Radio Padania -l’organo di partito Radio Padania- alla Questura di Perugia, ci dice sempre Sensi. Staremo a vedere come va, è un’indefinita “libertà di espressione” contro la definita(ma ricca di punti controversi) Legge Mancino. A me sembra, comunque, che sia più efficace un’azione, civica, di questo tipo che cantare ODIO LA LEGA LALALALALALA sull’aria di Can’t take my eyes off of you.

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Una per ogni mese dell’anno

27 dicembre 2010

Io vi pregherei di votare a questo sondaggio, il quale mi sembra tra l’altro la cosa migliore che si possa fare sull’argomento.

Pensateci bene, mi raccomando; e non fatevi vincere dall’imbarazzo della scelta.

Io sto ancora decidendo, mannaggia a me (e a lui).

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Buon Nachele

25 dicembre 2010

Per chi volesse avere qualcosa da leggere, come ogni anno Sir Squonk prepara l’antologia del “Post sotto l’albero”: tanti bloggers postano la loro strenna narrativa-quella 2010 la trovate QUI.

Chi, incidentalmente, si ricordasse che oggi è anche il compleanno di Mao Tse-Tung, potrà trovare un altra simpatica strenna canora qui.

Consigli per regali musicali? Luca Sofri risponde, e porca miseria se ha ragione.

Bene, per tutto il resto c’è Full Metal Jacket:

Tanti auguri Gesù Cristo, tanti auguri a te!

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Buon Natale Gesù Crì!

21 dicembre 2010

Unico caso mondiale di blasfemia ambivalente (come leggo nel primo commento su YouTube)  -nei confronti di Gesù e dei Beatles in un colpo solo… Grande Nino!!

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“Universitaria Bologna figa”

21 dicembre 2010

Sì, dico proprio a te, Google, c’è proprio scritto “universitaria Bologna figa”. Visto che siamo sotto Natale e tra l’altro l’elenco inizia ad essere parecchio lungo dall’ultima volta (cioè qui, con perle annesse) in cui vi abbiamo deliziato con le chiavi di ricerca grazie alle quali siete arrivati sul nostro blog! Via che incominciamo!

consigli per fare cornamusa con il cartoncino: questo è Art Attack!
youporn signore anziane ancora belle gratis: sempre bello vedere che i patiti della gerontofilia rimangono numerosi (anche se non sono estremi, però: devono essere “ancora belle”)
ospedali psichiatrici scritte: la prima cosa che uno va a vedere, insomma.
incipit s.r.l. via labriola modena: allora, c’hai presente la via Emilia? Quando vedi il grosso capannone giri a destra fino alla rotonda, poi da lì…
come costruire un girarrosto: ma fatto in casa? c’è crisi, eh?
siti radio abbandonati: radioattivi, magari, proprio le sedi boh, magari c’è un ufficio
quanto incassa un operatore call center per ogni contratto: anche se non siamo specialisti, possiamo dare una risposta -poco. Molto poco.
youporn circense: ok, con questa s’è fatta giornata, direi.
herr flick che è andato fuori strada: e non un elettrauto che sia uno nelle vicinanze!
indirizzo dove girano kebab for breackfast: a parte che è scritto male, ma se anche lo sapessi, che ci fai? Ne diventi il re su Foursquare?
fica chiusa in primo piano: e in secondo?
vignette ivan bogdanov: che in effetti è noto illustratore
piadina: così, proprio “piadina” da solo. Il sacro cibo degli Dei! [cit.]
universitaria bologna figa: Cristicchi cantava che fosse “triste e solitaria”, evidentemente non tira più.
scritte sui politici: i politici indiani, però.
cantanti che mostrano la figa: vale anche quella altrui?
orsoline barzellette pulite: ‘azz, io conoscevo solo quello di “SUOR-PRESA!” Non conta come pulita?
rima hip hop di buon compleanno: boh, “stanno”?
muraglione foto figa: spero profondamente che sia aggettivo.

Ovviamente sono aperte le votazioni su quale preferite! Partecipate numerosi! E voi là fuori, ci sentiamo alla prossima, nel frattempo dimostrateci ancora una volta che “the Internet is for porn!”

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Links for 20-12-2010 and when I’m too lazy to explain them

20 dicembre 2010

http://stuffthatlookslikejesus.com/

Un Tumblr di foto di “cose che assomigliano a Gesù”.

http://www.designerblog.it/galleria/i-calendari-di-franco-brambilla/1

Franco Brambilla, che a parte il cognome da cumenda per eccellenza è il disegnatore di molte delle copertine della collana “Urania”e fa tutte queste cose fantascientifiche.

http://whenparentstext.com/

Quel che succede quando i genitori si mettono a scrivere email, post, tweet e così via, ai figli.

http://blog.donnamoderna.com/rimozionedatiffany/2010/12/20/zachary-quinto-cerca-se-stesso-su-google./

Sempre a proposito di canzoni degli Smiths.

http://www.avclub.com/articles/how-to-offend-geeks-on-so-many-levels,49209/

Questa anche a me ha fatto parecchio ridere.

http://sviluppina.co.uk/santa-is-climbing-to-town/

La sacrosanta verità che continuo a ripetere a tutti da anni.

http://www.wittgenstein.it/2010/12/20/il-modulo-gasparri/

Perché il sistema dell’informazione in Italia è parte del problema e non della soluzione.

http://www.youtube.com/watch?v=5ysfQjKKi70

“Fuck you if you don’t like Christmas”

http://img163.imageshack.us/img163/7885/89821036.jpg

Immanuel Casto è più famoso di Immanuel Kant. Meditate…

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Quattordici per cento -come dire paghi 7, prendi 1.

20 dicembre 2010

Anche i redattori di Mumble, che hanno una rivista e un sito molto migliori del nostro (noi possiamo solo rispondere mettendo gif sceme e pesanti come sfondo del blog) riflettono sullo stato presente di cose a partire dalla partecipatissima manifestazione di martedì 14: rappresentanza, condizione giovanile, violenze, (contro)riforma dell’Università, un po’ come s’era cercato di fare noi qui.

Nel frattempo un’altra cosa meritevole di lettura la scrive Marco Rossi Doria sul suo blog. E con questo abbiamo finito per un po’, almeno in attesa di guerriglia postatomica fatta con scorie nucleari tossiche.

Cogliamo invece lo spunto dell’articolo segnalato per fare un po’ di riflessioni.

Questo perché lunedì scorso è uscita una notizia che avrebbe meritato qualche approfondimento in più da parte di stampa e TV: sono usciti sulla stampa i dati di uno studio dell’INPS con le proiezioni sulle pensioni di chi lascerà il lavoro nel 2037, quando sarà entrato a pieno regime il sistema contributivo della riforma Dini. “La verifica tecnico-attuariale con le stime fino al 2037 è contenuta in una quarantina di dossier che fotografano l’evoluzione delle pensioni di ciascuna categoria, accompagnati da una relazione generale: documenti licenziati lo scorso settembre ma finora non divulgati dall’Inps.”

Riportiamo dunque qualche dato: nel 2037, quando molti di noi avranno ancora un bel po’ di anni di lavoro davanti e Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Massimo Calearo Ciman, Luca Cordero di Montezemolo (ma anche Massino d’Alema, Walter Veltroni etc.) saranno già da un po’ un mucchio di ossa decrepite e rose dai vermi che aggiungono fosforo all’aria (questo, ricordiamocelo SEMPRE, tanto loro non se lo ricordano finché non è troppo tardi). I dati sono questi:

Oggi come oggi, le pensioni dei lavoratori dipendenti equivalgono – in media – al 52% della retribuzione. Dopo essere saliti al 54% rispetto alla retribuzione nel 2015, gli assegni targati Inps destinati ai dipendenti nel 2037 arriveranno a coprire il 46% dell’ultimo stipendio.

Non andrà meglio agli artigiani: oggi la loro pensione vale, in media, il 50% del reddito annuale (nel 2015, il 53%); nel 2037, invece, l’assegno pensionistico equivarrà al 43% della retribuzione. Numeri simili sono quelli che riguardano i commercianti. Quest’ultima categoria oggi gode di pensioni che, in media, coprono il 46% della retribuzione (valori che saliranno fino al 52% nel 2017), mentre nel 2037 si dovrà accontentare del 44% (ossia, 21mila euro di pensione contro 48mila euro di reddito da lavoro).

Che già non è esattamente un bottino, in più ci si dovrebbe mettere che nel frattempo sono scattati ulteriori aumenti dell’età pensionabile (riforma Maroni dell’anno scorso). Naturalmente ci sono molte cose, nel dossier: si parla dell’aumento del disavanzo complessivo dell’INPS (che è in attivo a livello di solo rapporto tra salari e pensioni, ma deve tenere dentro anche le casse integrazioni, gli assegni sociali etc.), di come tutta la riforma della gestione separata dei fondi-pensione voluta da Prodi sia stata una via di mezzo tra una montatura e una solenne michiata,

Enrico Marro, sul Corriere, viene poi alla parte più interessante del dossier: per i parasubordinati, cioè cococò, cocoprò, lavoroinaffitto, telelavoro e tutte quelle belle cose progressiste che compiono ai nostri danni da Treu in poi…

Qui le stime dicono addirittura che nel 2037 la pensione media sarebbe pari al 14% della retribuzione.

Quattordici per cento.

Ma si tratta di un dato poco significativo, perché tiene insieme tutto. Bisogna infatti considerare che nella gestione dei parasubordinati bastano 5 anni di contributi per maturare una pensione, fosse anche di pochi euro al mese. Si tratta cioè di un calcolo teorico che non distingue tra contribuenti esclusivi e chi ha un lavoro ma versa anche in questa gestione per consulenze o prestazioni accessorie alla sua occupazione principale. Insomma, per farsi un’idea di quale sarà la pensione di un precario tipo, uno che cambia più volte lavoro con numerosi intervalli di disoccupazione, meglio rifarsi ai vari centri di ricerca che stimano un grado di copertura fra il 36 e il 50-55%.

Ah, bè, vacche grasse allora! Ma proseguiamo nella lettura:

Molto più interessante, invece, la parte sui conti. Nato nel ’96, il fondo per i lavoratori atipici è vissuto finora e lo farà ancora a lungo quasi esclusivamente delle entrate contributive. Solo dal 2031 verranno pagate pensioni con 35 anni di contributi. Per questo la gestione vede attivi crescenti. Quello d’esercizio dagli attuali 8 ai 17,6 miliardi del 2037 mentre quello patrimoniale salirà fino a 438 miliardi. Questi attivi sosterranno ancora a lungo i conti Inps. Anche se, si sottolinea, «la dinamica dei saldi, per quanto cospicui e in sistematica crescita, non è mai sufficiente ad assorbire l’enorme deficit creato dalle tre gestioni speciali dei lavoratori autonomi»: artigiani, commercianti e coltivatori diretti. Sarà sufficiente l’ultima stretta?

Tradotto: stiamo pagando la pensione ai nostri genitori, anzi, a quelli dei nostri genitori che stanno meglio, NESSUNO la pagherà mai a noi.

Ah, ma chiaramente chi manifesta in piazza dicendo che non abbiamo un futuro è un coglione strumentalizzato dalle sinistre.

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“sottili arti di persuasione occulta”

18 dicembre 2010

Scusate, ma ho letto questo volantino d’antan sul manifesto di ieri (nella rubrica di citazioni a cura di Alberto Piccinini) e mi ha fatto ridere. Chiariamo un po’ il contesto: il volantino risale al 6 marzo 1977. Il giorno prima si era svolta a Roma una manifestazione non autorizzata per protestare contro la cosiddetta “sentenza Panzieri”, a seguito di un processo a ragazzi del movimento di area autonomista con l’accusa di “concorso morale” (?) in omicidio nei confronti di Miki Mantakas. Citiamo da qui:

la polizia comincia a sparare lacrimogeni contro il corteo che si è formato all’interno della città universitaria. Mentre le prime file fronteggiano la polizia, circa 10000 persone escono da un altro ingresso e […] raggiungono compatte piazza Argentina, dove la polizia le raggiunge e le carica. […] In serata Campo de’ fiori viene assediata dalla polizia, che fa uso di armi da fuoco e lancia lacrimogeni eseguendo un lungo rastrellamento. In via Arenula avviene una breve sparatoria tra poliziotti e militanti di sinistra. La polizia compie 7 arresti.

Sì, c’è scritto sparatoria, altro che cassonetti incendiati. Comunque, il giorno dopo Paese Sera e l’Unità parlano di “bande di squadristi aderenti ai cosiddetti collettivi autonomi” e gli indiani metropolitani rispondono col seguente comunicato:

Vogliamo ristabilire la verità sui fatti accaduti sabato scorso. Vogliamo respingere le false versioni dei giornali come “Lotta Continua” e “La Repubblica”. Gli unici giornali che a nostro avviso hanno dato una versione vicina alla realtà sono “Paese Sera” e “l’Unità”: noi in effetti eravamo scesi in piazza credendo erroneamente di svolgere una manifestazione unitaria contro la sentenza Panzieri, ma in difesa delle istituzioni giuridiche. Non essendo abituati al libero arbitrio, e mancando di una sana e salda guida, non abbiamo compreso che il lancio di candelotti e le raffiche di mitra della polizia ci comunicavano che la manifestazione era illegale e abbiamo così seguito cinquanta Autonomi con la seguente tecnica: duecento di noi dietro ognuno di loro, riconoscibili dai gonfiamenti a forma di pistola che avevano nella giacca, ovvero ci hanno guidato a Campo de’ Fiori dove siamo stati raggiunti da cittadini che avevano risposto a un’emittente sovversiva – Radio Città Futura – scendendo in piazza contro la loro volontà. In questa manipolazione della coscienza degli ascoltatori ravvisiamo il reato di concorso morale. Questi cinquanta squadristi ci hanno poi convinti a tirare delle bottiglie contro le autoblindo che con nostro stupore si incendiavano. Mentre la più parte di noi ancora in stato confusionale e vittima delle sottili arti di persuasione occulta di questi criminali, si trascinava al loro seguito, costoro iniziavano a distribuire fucili automatici, spacciandoli per innocenti fiaccole. Ringraziamo perciò il Direttore di “Paese Sera” e quello de “l’Unità” che ci hanno poi spiegato in cosa eravamo rimasti coinvolti, ristabilendo la verità sulle infiltrazioni di elementi violenti all’interno del movimento che invece non ha mai praticato la violenza.

Firmato: I RAGGIRATI DEL MOVIMENTO

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Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato

17 dicembre 2010

Ancora sui fatti di Roma, dopo molte strumentalizzazioni, sospetti di infiltrati che probabilmente non c’erano, lettere di Saviano, risposte incazzate, controrisposte, dibattiti teorici sull’uso della violenza che potrebbero essere stati fatti trent’anni fa e presa di distanza da quella stagione.

Dunque: la lettera savianea dai toni a tratti inutilmente sprezzanti la trovate qui; sostanzialmente dice che c’erano i pochi violenti e tutti gli altri e che chi violento non è non dovrebbe giustificare l’incendio di una camionetta: questo è quel che vogliono loro, occhio alla strategia della tensione, etc. La prendiamo a pretesto come metonimia di tutte le critiche, non in quanto tale.

Al di là del tono, ha la grandissima debolezza del non aver capito quel che è successo: non, per esempio, la devastazione della sede della Protezione Civile (video qui dal min. 2:36) da parte degli aquilani e dei terzignesi legittimamente incazzati come faine.

Per delle risposte a R.S. molto incazzose si può andare qui: tra l’altro, si scrive

In realtà è proprio Saviano a dimostrarsi del tutto ignorante sulla strategia della tensione ed a rivelare pubblicamente il suo ruolo di pompiere e di depotenziatore del conflitto sociale, un ruolo per il quale è stato costruito e intorno al quale hanno costruito una sofisticata operazione culturale ed editoriale.

La critica principale è quindi: “quel che è successo a Roma si chiama conflitto sociale, non ha mediazioni ed è tanto più utile quanto più si approfondisce“. Risposte “di movimento” -scritte con l’inevitabile gergo di movimento che fa cagare- anche qui (“Quello di Roma è stato un gran giorno perchè abbiamo fatto paura, e non solo ai celerini schierati in piazza” Tutti insieme famo paura, si cantava: chiediamocelo -facciamo paura davvero?). Anche tale Paolo di Bologna (a cui si accoda il Bartleby, che evidentemente non aveva voglia di creare saperi sociali) risponde a Saviano qui su Global Project. Molte cose un po’ scemotte, ma una bella frase:

Pensaci un attimo, sono due mesi che la gente scende in piazza e questo movimento non ha ancora un nome, come nei romanzi di Saramago. Siamo sempre “quelli che hanno fatto questo” oppure ci dicono che siamo di un luogo “quelli dell’Aquila, di Terzigno”. E’ una forza, non credi? Vuol dire che siamo indefinibili: siamo quello che facciamo.

In ogni caso il merito è quello di uscire dall’alternativa violenza/nonviolenza: si è usata la violenza come un mezzo, dopo averlo ritenuto proporzionato, non è che la scelta è tra un corteo, un presidio o “la violenza”.

In compenso, Saviano peggiora la sua situazione, forse la risposta migliore è quella del sociologo Alessandro Dal Lago (che ha scritto quest’anno “Eroi di carta”) oggi sul manifesto che si conclude così: “Questione ben più seria è che sbocco avrà questo movimento, analogamente ad altri che si diffondono in Europa, perfino nella già compassata Inghilterra. Ma il primo passo per discuterne è prenderlo sul serio, rinunciare ai luoghi comuni rassicuranti…

E allora, la vogliamo fare un’analisi seria? Chi c’era in piazza del Popolo ha perlopiù condiviso quel che stava succedendo: solo suggestione collettiva della violenza? Marco Belpoliti sulla Stampa dice cose vere:

Se le rivoluzioni coltivavano il sogno dell’assalto al Palazzo d’Inverno, conquista del centro simbolico del potere, la rivolta avviene in modo molecolare con l’intento di condizionare materialmente l’andamento normale delle cose.

Intanto, molti oggi commentano l’articolo di Jon Savage sul Guardian sugli Smiths, ma noi ne abbiamo scritto ieri per primi, gnè gnè: però, tutti lo fanno meglio di noi e due ottime letture sono Simona Siri e Matteo Bordone (bellissimo articolo, peccato per la chiusa, anche se non è paternalistica, va detto).

Alla fine, una delle cose più belle che abbia letto su tutta questa faccenda, ai margini delle assemblee e di tutto il resto è qui sul Post: il racconto di un ragazzo qualunque, che ha partecipato all’Onda e se n’è andato schifato dai collettivi, che a Roma c’era e si è trovato ad essere d’accordo su quel che vedeva -quasi suo malgrado. Inizia così:

Io a Roma c’ero.
Quello che voglio qui raccontare non è tanto l’esperienza di quelle ore: chi c’era, chi è stato, chi ha cominciato per primo, poliziotti infiltrati sì, poliziotti infiltrati no.
Io voglio spiegare perché istintivamente guardavo quelle macchine bruciare e la mia testa diceva è sbagliato ma non potevo fare a meno di essere contento.

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Oh, these are the things that kill me

16 dicembre 2010

Dopo 18 secondi, comincia un ronzio ad alta frequenza. Per i successivi sei o sette minuti, non si ferma. Mentre prosegue tra l’intro campionata -un brano di Cicely Courtneidge che fa Take me back to dear Old Blighty– e l’entrata in scena del gruppo stesso, il feedback di chitarra che continua modulato in modo sottile è insieme sia un espediente formale per tenere insieme le diverse variazioni della canzone, che un affermazione d’intenti: qua c’è roba seria, qua si arriva al cuore del problema -e allora aprite le orecchie!

Un gran bell’articolo, in inglese, di Jon Savage sul Guardian che spiega come The Queen is Dead degli Smiths possa essere un inno per i nostri tempi -lui pensa ai riot studenteschi per le strade londinesi, quelli del no future.

Tra l’altro da quando David Cameron ha dichiarato di essere un fan degli Smiths, sono seguiti prima questo e poi addirittura un dibattito con citazioni incrociate alla Camera dei Comuni (articolo qui), da cui però Cameron esce più che bene.

Chissà che non si possa applicare anche da noi, vista la canea che è seguita agli scontri di martedì 14. Stiamo ancora aspettando un inno che sia meglio di “SE CI BLOCCANO IL FUTURO NOI BLOCCHIAMO LA CITTà” o altri cori da stadio. Ah, già, la canzone.

Gran, gran bella canzone. Una delle migliori loro, forse non la migliore. O sì?

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CORTEI.

15 dicembre 2010

5. Piccolo dizionario di parole fraintese (continuazione)

CORTEI. Per la gente in Italia o in Francia è facile. Quando i genitori li obbligano ad andare in chiesa, loro si vendicano iscrivendosi a un partito (comunista, maoista, trockista, ecc.). Il padre di Sabina, invece l’aveva mandata prima in chiesa e poi, per paura, l’aveva obbligata lui stesso a entrare nella Gioventù comunista.

Quando andava alla parata del primo maggio, Sabina non riusciva a tenere il passo, e la ragazza che le veniva dietro la insultava e le pestava i talloni. E quando si doveva cantare, non conosceva mai il testo delle canzoni e si limitava ad aprire e chiudere la bocca. Le sue compagne però se ne accorgevano e le facevano rapporto. Dalla giovinezza Sabina odiava ogni tipo di corteo.

Franz aveva studiato a Parigi e poiché era straordianariamente dotato, già a vent’anni aveva davanti a sé una carriera scientifica assicurata. Già allora sapeva che avrebbe passato la vita tra le pareti di uno studiolo universitario, delle biblioteche pubbliche e di due o tre aule; questa idea gli dava una sensazione di soffocamento. Voleva uscire dalla propria vita come da un appartamento si esce in strada.

Per questo, quando viveva a Parigi, amava partecipare alle manifestazioni. Era bello andare a celebrare qualcosa, a rivendicare qualcosa, a protestare contro qualcosa, non essere soli, stare all’aperto e insieme agli altri. I cortei che affluivano dal Boulevard Saint-Germain o da Place de la République lo affascinavano. La folla che marciava scandendo slogan era per lui l’immagine dell’Europa e della sua storia. L’Europa era la Grande Marcia. Una marcia di rivoluzione in rivoluzione, di battaglia in battaglia, sempre avanti.

Potrei metterla in un altro modo: a Franz la vita tra i libri pareva irreale. Desiderava fortemente la vita reale, il contatto con l’altra gente ce gli camminava a fianco, le loro grida. Non si rendeva conto che ciò che lui considerava irreale (il suo lavoro nella solitudine di uno studio o delle biblioteche) era la sua vita reale, mentre i cortei che rappresentavano per lui la realtà non erano che teatro, una danza, una festa, o per dirla inun altro modo: un sogno.

Al tempo dei suoi studi, Sabina abitava in una Casa dello studente. Il primo maggio tutti gli studenti dovevano trovarsi al mattino presto nel punto di raccolta di corteo. Affinché non mancasse nessuno, i funzionari studenteschi controllavano che l’edificio fosse vuoto. Lei si nascondeva nei gabinetti e tornava nella sua camera soltanto quando tutti erano già andati via da un pezzo. C’era un silenzio che non aveva mai conosciuto prima. Solo da molto lontano giungeva la musica del corteo. Era come essere nascosta dentro una conchiglia e sentir giungere da molto lontano il mare di un mondo nemico.

Un paio d’anni dopo aver lasciato la Boemia, si trovò del tutto casualmente a Parigi proprio nell’anniversario dell’invasione russa. Si teneva una manifestazione di protesta e lei non poté fare a meno di parteciparvi. I giovani francesi sollevavano il pugno urlando slogan contro l’imperialismo sovietico. Quegli slogano le piacevano, ma all’improvviso scoprì con stupore di non essere capace di gridare insieme agli altri. Non resistette nel corteo che pochi minuti.

Confidò quell’esperienza agli amici francesi. Ne furono stupefatti: <Ma allora tu non vuoi lottare contro l’occupazione del tuo paese?>. Lei voleva dir loro che dietro il comunismo, dietro il fascismo, dietro tutte le occupazioni e tutte le invasioni si nasconde un male ancora più fondamentale e universale, e che l’immagine di quel male era per lei un corteo di gente che marcia levando il braccio e gridando all’unisono le stesse sillabe. Ma sapeva che non sarebbe riuscita a spiegarglielo. Imbarazzata, spostò la conversazione su un un altro argomento.

Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’Essere

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Non chi resta che.

15 dicembre 2010

Dopo la giornata di ieri, su cui commentare alcunché è superfluo -per chi era a Roma, sappiamo cosa abbiamo visto e sentito; per gli altri: compratevi il manifesto di oggi che è l’unico che non sproloquia di black bloc (anche perché usarlo al plurale è sbagliato: IL black bloc = blocco nero, non I black bloc). Sembra dunque opportuno celebrare nel bene e nel male con la satira dell’ottimo blog collettivo Spinoza.it, che  ha pubblicato su Facebook delle foto commentate riferite agli scontri di ieri. Queste sono tre, per le altre basta cliccare sul link alla sua pagina Facebook

Ah, se non eravate mai stati su Spinoza, non siete nessuno, sappiatelo.

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Questo ha capito tutto.

15 dicembre 2010

“Al fine di proteggere le sedi istituzionali, cuore della democrazia e della liberta’ del nostro paese, e preservare i beni della Capitale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, ho presentato al Senato una mozione affinche’ siano vietate le manifestazioni nel centro di Roma, nei pressi delle sedi istituzionali, in concomitanza di lavori parlamentari importanti”

Stefano de Lillo, parlamentare PDL

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La verità, vi prego, sul muro.

13 dicembre 2010

La visualizzazione plastica di quel che noi si diceva qui (e poi qui).

LOAL

"Ho passato la mia intera infanzia a desiderare di essere grande Adesso sono grande e questa merda fa schifo"

E poi avevamo la tag “stencil”, scusa, pareva brutto abbandonarla lì dopo il post su Banksy che tra l’altro finì pure in vetrina su Paperblog. Sono soddisfazioni, ammetterete.

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Da ‘L’ultimo nastro di Krapp’

13 dicembre 2010

Di Beckett. Traduzione dell’edizione italiana Einaudi,

…uvaspina, ha detto. Ho ripetuto che secondo me non avevamo speranza, che era inutile continuare, e lei mi ha detto di sì, senza aprire gli occhi. (pausa) Le ho chiesto di guardarmi e dopo un momento… (pausa) …dopo un momento lo ha fatto, ma gli occhi erano due fessure per via del sole. Mi sono curvato su di lei per farle ombra e allora si sono aperti. (pausa. a voce più bassa) M’hanno fatto entrare. (pausa) Andavamo alla deriva in mezzo alle canne e ci siamo arenati. Come si piegavano, sospirando, davanti alla prua! (pausa) Mi sono disteso su di lei, la faccia sul suo petto, la mano su di lei. Stavamo là, sdraiati, senza muovere. Ma sotto di noi tutto si muoveva, e ci muoveva, dolcemente, su e giù, da un alto all’altro. (pausa. Krapp muove le labbra ma non esce alcun suono) Dopo mezzanotte. Mai sentito tanto silenzio. La terra potrebbe essere disabitata. (pausa). Qui termina questo nastro. Scatola… (pausa) ….tre, bobina… (pausa) ….cinque. Forse i miei anni migliori sono finiti. Quando la felicità era forse possibile. Ma non li rivorrei indietro. Non col fuoco che sento in me ora. No, non lo rivorrei indietro.

Krapp è un anziano scrittore che da decenni registra quel che gli accade, le sue considerazioni, le sue riflessioni su un magnetofono usato come diario. L’ultima cosa che decide di fare è ascoltare quei nastri: ripercorre la sua vita, il suo amore, la possibilità della scrittura o di qualche senso da qualche parte. Ero tentato di fare una lunga analisi sul testo, sul significato blah blah, poi ho cercato sul www e ne ho trovata una moolto degna a questo indirizzo.