Archive for marzo 2011

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Aprile è il mese più crudele

31 marzo 2011

In bici, pensando:

– Ah, che bello che finalmente sia tornata la primavera! Certo che non capisco proprio quelli a cui non piacAAAAAGH IL POLLINE ENORME NELL’OCCHIOAAAAH

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This is what you get when you mess with us.

29 marzo 2011

Che poi, sì, ovviamente chi scrive su questo blog spesso e volentieri vede i molti difetti di una città come Bologna, come si ragionava in questo post.

Alle prossime amministrative la Lega (pare) si presenterà con il proprio candidato, il segretario provinciale Manes Bernardini, e prenderà probabilmente un fracco di voti e ovviamente sta già inondando la città con i propri osceni manifesti.

Però ogni tanto ci si rincuora a vedere la risposta cittadina.

via Marconi

Questo qui sopra è ciò che ha vergato una mano anonima. Invece quelli del collettivo Bartleby, per pubblicizzare la giornata di mobilitazione di sabato scorso, hanno “hackerato” alcuni manifesti così:

E siccome la stampa mainstream proprio non può fare a meno di definire “shock” quel che è semplicemente razzista (ne parlavamo già qui), un passo avanti glielo fa fare un’altra campagna (sistematica) contro i manifesti suddetti, condotta da benemeriti anonimi.

cortesia de La Repubblica Bologna, che ci crede così scemi da non saper fare uno screenshot

Per carità, non che questo significhi che la Lega non passi. Ma che non passa indisturbata, e in qualcuno non passerà mai.

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Riunione di redazione.

29 marzo 2011

– Oh, ma lo sapete che prima di venire qui a riunione questo pomeriggio ho penetrato la mia gatta con un cotton fioc?

– ….

– Eh, perché era in calore e non trova nessun gatto che le la scopi e le dovevo far passare la fotta… Che poi finché non è venuta faceva questi versi felini, anche sensuali…

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Il nuovo evento Marvel dell’estate?

27 marzo 2011

Allora, la notizia è questa: la NATO ha deciso di ribattezzare l’operazione militare in Libia da “Odyssey Dawn” (titolo da action movie con Bruce Willis che significa “alba dell’odissea” e non “odissea all’alba”) in “Unified Protector“.

Solo a me sembra il titolo di, uh, una miniserie di Iron Man -o una nuova run di Devil affidata a Bendis?

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Laterale.

23 marzo 2011
A parte che WordPress è stata down tutta la sera che neanche su Tumblr e non lasciava vedere la dashboard, una roba da panico che mi stava facendo usci’ pazzo, ma vabbé.

No, mi chiedevo: la situazione in Libia è sicuramente complessa, così per quanto si sia già spiegata una posizione nel post precedente non si può non vedere come da un lato e dall’altro ci siano ragioni e torti e sicuramente assumere posizioni manichee non aiuta il dibattito. Per fare avanzare la discussione e capire cosa sia giusto, ci viene in aiuto la pratica -di origine Zen- del Pensiero Laterale.

per ciascun problema è sempre possibile individuare diverse soluzioni, alcune delle quali emergono solo

  • prescindendo da quello che inizialmente appare l’unico percorso possibile
  • cercando elementi, idee, intuizioni, spunti fuori dal dominio di conoscenza e dalla rigida catena logica

Ok, quindi la mia supposizione: e se gli interventi militari ONU fossero progettati solo per farci pronunciare più spesso la parola “egida“? Così, propongo.

 

….

 

Oppure per lanciare questa nuova moda (dalla pagina Feisbuc del Vernacoliere, 4 marzo):

 

Siete pregati di notare la finezza di "H Bul".

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Se verrà la guerra, marcondirondero

22 marzo 2011

La migliore posizione teorica sugli eventi di stretta attualità nonostante tutto il rumore che ci circonda. Questo blog si dichiara contrario allo sfruttamento eccessivo di de André, ma quando ci vuole ci vuole.

(il video non c’entra nulla, ma il signor Sony ha deciso che le SUE canzoni si possono guardare solo su YouTube)

Se poi proprio ci tenere a leggervi qualcosa, però, vi diamo un elenco ragionato di fonti e commenti -non per forza equilibrate in base alla par condicio, ma almeno intelligenti, ecco, quello sì.

Fonti:

– La pagina di Mibazaar, un sito che geotagga su Google Maps gli ultimi tweet dalla Libia, live

– Sul sito Linkiesta, le infografiche sul ruolo e la collocazione delle tribù libiche e con la posizione dei comandi militari e degli armamenti. Per approfondire la storia della Libia e delle sue popolazioni (ché la Libia come entità unica mica esisteva prima del 1911, ce la siamo inventata noi) articolo di Massimo Introvigne sulla Bussola Quotidiana.

– La stessa cosa, ma con una mappa unica, interattiva e dettagliata con le unità navali ed aeree per ogni paese sul sito de El Mundo: l’unico difetto è di essere, ovviamente, in spagnolo (ma si capisce, suvvia).

Gasdotti, oleodotti e giacimenti libici in un’ottima carta di Limes.

– Su MotherJones, Liveblogging dall’inizio degli scontri ad oggi, in inglese: ben fatto, altrimenti c’è Repubblica.it che si salva.

Commenti:

Cosa ne pensa chi scrive, in due parole? Qui; Sandrone Dazieri.

Gli articoli in assoluto migliori, che mettono ulteriori dubbi ma danno un buon quadro della situazione senza retorica, li abbiamo letti da parte di Enzo Mangini sul sito di Carta (“Nel dubbio, bombe”) e qualche giorno fa da parte di Gennaro Carotenuto (“Bengasi, nonostante l’ONU, è sola”).

L’ottimo Gabriele del Grande si trova a Bengasi e da lì aggiorna il suo blog, Fortress Europe: un pugno nello stomaco.

Dopodiché, se vi va spaziare un poco: ci sono

– “Tutti i dubbi sulla guerra in Libia”, sul Post: che poi proprio tutti non sono -Piero Vietti sul suo blog sul Foglio ha messo  insieme i pareri della stampa italiana fino a ieri (22 marzo, qui)

Un articolo che studia l’impatto dei missili Cruise, sul manifesto: parallelamente, uno studio su PeaceReporter s’interroga sull’uranio nei Cruise

– “Perché si ricomincia con la guerra” su Mazzetta

– “Cinque stupidaggini sulla Libia“, su Distanti Saluti (mah)

– Carmilla, “La vergogna senza fine di noi Occidente in guerra” (doppio mah)

– C’è l’abilità dello staff di Obama dietro l’apparente ruolo defilato degli USA? Lo sostiene Christian Rocca sul Sole 24 ore.

– A proposito del trattato italo-libico, di accordi e diplomazia internazionale, “Pacta sunt servanda” su LexItalia.

Infine, su Repubblica ci sono i reportages di Vincenzo Nigro, e per la cronaca date un’occhiata ai siti delle agenzie: Ansa, AgiAdnKronos, ReutersAsca, Autostrade per l’Italia, ma soprattutto con la partecipazione dell’ENI. Speriamo finisca presto.

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A scuola di rivolta.

20 marzo 2011

Vorrei parlare di una cosa che tutti sappiamo ma che nessuno sembra avere la spudoratezza di dire: e cioè che il tempo dell’indignazione è passato e chi si indigna già comincia ad annoiarci, comincia a parerci ogni giorno di più l’ultimo difensore di un sistema marcio, di un sistema privo di dignità, privo di sostenibilità, privo di credibilità. Noi non ci dobbiamo più indignare, noi dobbiamo insorgere.

Sollevarci. Badate, sul vocabolario la parola insurrezione è spiegata in maniere differenti. Ma io mi attengo all’etimo. E per me la parola insurrezione significa levarsi in piedi, significa assumere in maniera intransigente la propria dignità di essere umano, di lavoratore, di cittadino. Ma significa anche un’altra cosa. Significa dispiegare nella loro pienezza le potenze del corpo, della conoscenza collettiva, della società, della rete, dell’intelligenza. Dispiegare interamente ciò che noi siamo, in maniera collettiva. Ed è questo il punto.

Bifo Berardi, Accademia di Brera, 15 marzo 2011

Franco “Bifo” Berardi, chi è di Bologna probabilmente lo conoscerà. Ex leader di PotOp, tra gli animatori del ’77 bolognese, fuggito in Francia, poi ritornato: oggi insegna. Che piaccia o non piaccia quel che dice, a ‘sto giro ci sembra interessante e ve lo proponiamo. Fateci sapere cosa ne pensate.

La trascrizione integrale del discorso il cui inizio abbiamo postato qui sopra la trovate qui su th-rough.eu.

Anche l’amore nel tempo precario
è diventato una cosa per vecchi,
un privilegio di anziani amanti
che hanno del tempo da dedicarsi.
Noi eredi di un secolo feroce
che rispettava soltanto il futuro,
siamo il futuro promesso,
l’ultimo forse però, perché il profitto
non rispetta né il domani né l’adesso.

Il patto è stato cancellato
perché la regola non vale nulla
quando non c’è la forza per imporla.
Ora ciascuno è privato,
e solitario elabora segnali
sullo schermo mutevole che irradia
intima luce ipnotica. Riceve
ordini telefonici, e risponde
con voce allegra perché non è concesso
ch’altri conosca l’intima afflizione
che ci opprime.
Talvolta sul contratto di assunzione
è compresa una norma che ti impegna
a non suicidarti.
Questo non ferma certo l’espansione
dell’esercito immenso di coloro
che levano la mano su se stessi.

Nel solo mese di maggio
all’azienda trasporti di Bologna
si sono uccisi tre lavoratori.
Dieci anni fa erano tremila
i conducenti degli autobus cittadini,
oggi sono soltanto milleduecento
e il traffico non è certo meno intenso.
Alle officine Foxsson
si danno fuoco giovani operai.
A migliaia s’immolano
i contadini indiani,
alla Telecom France
si ammazzano a decine per il mobbing.
In molte fabbriche italiane
minacciano di buttarsi giù dal tetto.
E’ un sistema perfetto
razionale, efficiente, produttivo.
Chi s’ammazza è un cattivo
cittadino che non ha capito bene
come funziona il nuovo ordinamento.
Devi essere contento,
partecipi allo sforzo collettivo
che rilancia la crescita e impedisce
che il deficit sorpassi il tre per cento.

Brucia ragazzo brucia
brucia la banca centrale
e quella periferica.
A poco servirà, purtroppo
Perché i numeri che ti rovinano l’esistenza
Non sono conservati in nessuna banca,
neppure in quella centrale.
Vagano nell’infosfera
E nessuno li può cancellare.
I nemici nascosti sono numeri
Null’altro che astratte funzioni,
integrali, algoritmi e deduzioni
della scienza economica.
Ma come puoi chiamare scienza
questo sapere che non sa niente
questo assurdo sistema di assiomi
di tecniche che spengono la vita
per non uscire dalle previsioni
di spesa?
Non è una scienza, è una superstizione
che trasforma le cose in astrazione
la ricchezza in miseria
e il tempo in ossessione.

Meglio andarsene di qui, ecco come si fa.
Meglio lasciare vuoto
il luogo dell’obbedienza e del sacrificio.
Meglio dir grazie no a chi ti propone
sopravvivenza in cambio di lavoro.
Impariamo a essere asceti
che non rinunciano al piacere né alla ricchezza
ma conoscono il piacere e la ricchezza
e perciò non li cercano al mercato.
Come gli uccelli nel cielo
e come i gigli nei campi
non abbiamo bisogno di lavoro
né di salario, ma di acqua e di carezze,
di aria, di pane, e dell’infinita ricchezza
che nasce dall’intelligenza collettiva
quando è al nostro servizio, non al servizio
dell’ignoranza economica.

Se vuoi sapere come si fa
io posso dirti soltanto
quello che abbiamo imparato dall’esperienza.
Non obbedire a chi vuole la tua vita
per farne carcassa di tempo vuoto.
Se devi vendere il tempo in cambio di danaro
sappi che non c’è somma di danaro
che valga il tuo tempo.

E’ comprensibile che qualcuno pensi
Che solo con la violenza
Possiamo avere indietro
Quello che ci han sottratto.
Invece non è così,
– dispongono di armate professionali
che la gara della violenza la vincerebbero
in pochi istanti.
Quel che puoi fare è sottrargli il tempo della tua vita.
Occorre diventare ciechi e sordi e muti
quando il potere ti chiede
di vedere ascoltare e parlare.

L’esodo inizia adesso
andiamocene via
ciascuno col suo mezzo di trasporto.
Meglio morto
che schiavo dell’astratto padrone
che non conosce
dolore né sentimento né ragione.
Ma meglio ancora vivo
senza pagare né il mutuo né l’affitto.
Quel che ci occorre non è nostro
se non nel breve tempo di un tragitto.
Quando arrivi parcheggi,
lasci le chiavi e lo sportello aperto
per qualcun altro che deve spostarsi
nella città, sui monti o nel deserto.

Ecco come si fa.
Si smette di lavorare
ché di lavoro non ce n’è più bisogno.
Occorre svegliarsi dal sogno
malato della crescita infinita
per veder chiaramente
che c’è una bolla immensa di lavoro inutile
che si gonfia col nostro tempo.
Inventiamo una vita che non pesa,
Che non costa.
Una vita leggera.

E poi sai che ti dico?
Non ti preoccupare del tuo futuro
Che tanto non ce l’hai. E’ tutto destinato
A pagare l’immenso debito accumulato
Per ripianare il debito delle banche.
Il futuro di cui parlano gli esperti
è sempre più tetro ogni giorno
che passa. E’ meglio che diserti
e comunichi intorno
il lento piacere dell’essere altrove.
Ecco come si fa.

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17 marzo, 18 marzo.

18 marzo 2011

Rieccoci dopo un’assenza fondamentalmente ingiustificata. Nel frattempo, il mondo ha continuato a girare e il capitalismo a fare danni, la Terra ha tremato, le centrali nucleari pure, i soldati un po’ in giro per il mondo hanno continuato a sparare alle folle.

In tutto questo, come blog ci siamo anche persi le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia: sopravviveremo. Riassumiamo il tutto con una rapidissima Storia d’Italia, scritta e disegnata da uno che oggi ci manca molto.

Oltre a Paz, ci manca molto anche Pert

Detto questo, in questi giorni di retorica patriottarda e tricolori a tutte le finestre e servizi in tutte le salse che ci spiegano quanto sono state belle e patriottiche le guerre dell’Ottocento (tanto che oggi piacciono anche a quei buoni selvaggi che sono i cittadini extracomunitari) e anche tutto quello che è venuto dopo (in pratica: Savoia, fascismo, DC), tre letture consigliate:

Noi, una festa, l’avevamo già, post di qualche tempo fa dal blog “Cose Rosse”.

Risorgimento tra storia e metafora, il bell’articolo dello storico Alessandro Portelli sul manifesto di oggi

La mia bandiera, dal blog di Gipi sul Post: si parla di Italia e bombe sui treni ed è, uhm, tipo bellissimo. Leggetelo.

Ora che siete psicologicamente preparati, festeggiamo anche noi!

Siccome le Nazioni (in armi) ci piacciono fino a un certo punto, mentre ci piacciono molto di più le rivoluzioni e la solidarietà di classe, ci ricordiamo che  oggi sono i 140 anni dal 18 marzo 1871, quando iniziarono le rivolte dei soldati che fecero proclamare la Comune di Parigi! Auguri! Auguri a tutt*!