Archive for the ‘Fascinazioni’ Category

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Catastrofi.

14 aprile 2011

“[…] Non vi sono catastrofi imminenti che non possono essere evitate; non c’è niente che ci minacci di una distruzione imminente in modo tale che siamo incapaci di evitarlo. Se ci comportiamo umanamente e razionalmente; se ci concentriamo freddamente sui problemi che incombono su tutta l’umanità, piuttosto che emozionalmente su problemi del XIX secolo, come sicurezza nazionale e orgoglio locale; se riconosciamo che il nemico non è il nostro vicino, ma la miseria, l’ignoranza e la fredda indifferenza delle leggi naturali – allora possiamo risolvere i problemi che ci incombono. Possiamo scegliere deliberatamente di non avere nessuna catastrofe. […]”

Isaac Asimov – tratto dalle conclusioni di Catastrofi a scelta (1979)

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Segnalazioni sparse.

11 aprile 2011

Almeno siamo coerenti e non cerchiamo un titolo figo che tenga insieme della cose che nei fatti insieme non ci stanno.

1) Stasera alle 21, al Vag61 si presenta il volume sulla “Volante Rossa” alla presenza dell’autore. Partecipazione caldamente consigliata.

2) Sul blawg dei Wu Ming, traduzione dell’intervento di Wu Ming 1 alla University of North Carolina sul tema “A cosa assomiglia una rivoluzione?“. Per l’occasione vengono introdotti Proust, Majakovskij, Deleuze, la stampa socialista italiana nel 1917 e altro ancora. Lungo ma necessario. Riportiamo:

Un movimento rivoluzionario non si espande per contaminazione, ma per risonanza. Qualcosa che si costituisce qui risuona con l’onda d’urto di qualcosa che si costituisce laggiù. Il corpo che risuona lo fa nel modo che gli è proprio. Un’insurrezione non è come l’espansione di una pestilenza o di un incendio nel bosco – un processo lineare che si estenderebbe col contatto ravvicinato a partire da una scintilla iniziale. E’ piuttosto qualcosa che prende corpo come una musica, le cui sedi, anche quando disperse nel tempo e nello spazio, riescono a imporre il ritmo della propria vibrazione. A prendere sempre più spessore. Fino al punto in cui qualunque ritorno alla normalità non possa più essere desiderabile, e nemmeno attuabile.

3) Mentre siamo “distratti” dalla guerra in Libia (e anzi quasi ci dimentichiamo anche di quella), continuano i massacri dell’aviazione israeliana a Gaza.

4) Non so se è un problema solo mio, ma a me la cover di “Where is my mind?” dei Pixies che si trova nella colonna sonora di Sucker Punch piace. Ora, ascoltatevela e ditemi se devo farmi curare.

5) Ora, l’altro giorno -dramma planetario- Sasha Grey si è ritirata dalle scene di QUEL tipo di film. In segno di lutto molti hanno portato una fascia nera alla mano, ma non è questo il punto. Il punto è che a conclusione della nota su Facebook con cui ha comunicato il suo ritiro ha firmato “Lotta Continua”. In italiano.

Se Sasha Grey si unisce alla sinistra rivoluzionaria fidatevi che per il movimento è la volta buona.

6) L’onorevole Domenico Scilipoti, del gruppo parlamentare dei Responsabili promuove, alla Camera, un incontro con Pippo Franco e altri oratori su omeopatia, lettura dell’aura e scie chimiche.

7) Cosa cerca chi parte dall’altra sponda del Mediterraneo, quali sogni ha chi parte a 20 anni per un altro paese? Ce lo spiega benissimo Gabriele del Grande, grazie a una canzone.

8) Un modellino a tre piani di New York ricreata in maniera assai strana da Alan Wolfson, via il Post.

9) Gente che vuole camminare “Da Milano a Napoli ricuciamo l’Italia con i nostri passi. In un viaggio da fare insieme attraverso l’Italia, a piedi.” e parte il 20 maggio, tutte le informazioni del caso su Carmilla.

10) Se sapete l’inglese bene e volete tenervi aggiornati con della buona informazione su quel che continua a capitare in Algeria, Bahrain, Gibuti, Costa d’Avorio (vista la situazione), Arabia Saudita, Swaziland, Siria, Tunisia, Emirati arabi uniti e Yemen ecco un post contenente tutti i link che possiate desiderare.

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Da un grande potere.

8 aprile 2011

Recentemente mi è capitato di dover pensare (grazie a questo post su un blog alquanto pheego) a quale fosse il superpotere che desidererei avere.

Ora, molte sono le possibilità -dall’eterna giovinezza al volo alla superforza al poter viaggiare nel tempo: tutti questi e molti altri sono stati citati nei commenti al post e anche chi scrive ha dato il suo contributo, cercatevelo se vi va.

Ma, dati gli ultimi sviluppi della situazione internazionale, penso che il potere che sceglierei sarebbe un poco inconsueto: quello di teletrasportarmi automaticamente ovunque qualcuno pronunci o scriva la frase “perché tutti quelli che vogliono gli immigrati non se li mettono a casa propria?” (o varianti consimili), tirare al suo indirizzo un fortissimo manrovescio e potere riteletrasportarmi a casa.

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Ma che caz…?!

4 aprile 2011

Sapete qual è il problema? Che noi appassionati lettori di fumetti sappiamo già come andranno le cose in anticipo, ma ci considerate talmente sociopatici che ci passa la voglia di dirvelo.

Per esempio, questa è una vignetta da un numero di Iron Man degli anni 90. In Italia la storia è uscita nel luglio del 1995.

True story, bro'

Fate voi. Per quanto, io le fumetterie le frequenti e non è del tutto improbabile trovare gente di questo genere (da uno dei miei blawg preferiti).

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A scuola di rivolta.

20 marzo 2011

Vorrei parlare di una cosa che tutti sappiamo ma che nessuno sembra avere la spudoratezza di dire: e cioè che il tempo dell’indignazione è passato e chi si indigna già comincia ad annoiarci, comincia a parerci ogni giorno di più l’ultimo difensore di un sistema marcio, di un sistema privo di dignità, privo di sostenibilità, privo di credibilità. Noi non ci dobbiamo più indignare, noi dobbiamo insorgere.

Sollevarci. Badate, sul vocabolario la parola insurrezione è spiegata in maniere differenti. Ma io mi attengo all’etimo. E per me la parola insurrezione significa levarsi in piedi, significa assumere in maniera intransigente la propria dignità di essere umano, di lavoratore, di cittadino. Ma significa anche un’altra cosa. Significa dispiegare nella loro pienezza le potenze del corpo, della conoscenza collettiva, della società, della rete, dell’intelligenza. Dispiegare interamente ciò che noi siamo, in maniera collettiva. Ed è questo il punto.

Bifo Berardi, Accademia di Brera, 15 marzo 2011

Franco “Bifo” Berardi, chi è di Bologna probabilmente lo conoscerà. Ex leader di PotOp, tra gli animatori del ’77 bolognese, fuggito in Francia, poi ritornato: oggi insegna. Che piaccia o non piaccia quel che dice, a ‘sto giro ci sembra interessante e ve lo proponiamo. Fateci sapere cosa ne pensate.

La trascrizione integrale del discorso il cui inizio abbiamo postato qui sopra la trovate qui su th-rough.eu.

Anche l’amore nel tempo precario
è diventato una cosa per vecchi,
un privilegio di anziani amanti
che hanno del tempo da dedicarsi.
Noi eredi di un secolo feroce
che rispettava soltanto il futuro,
siamo il futuro promesso,
l’ultimo forse però, perché il profitto
non rispetta né il domani né l’adesso.

Il patto è stato cancellato
perché la regola non vale nulla
quando non c’è la forza per imporla.
Ora ciascuno è privato,
e solitario elabora segnali
sullo schermo mutevole che irradia
intima luce ipnotica. Riceve
ordini telefonici, e risponde
con voce allegra perché non è concesso
ch’altri conosca l’intima afflizione
che ci opprime.
Talvolta sul contratto di assunzione
è compresa una norma che ti impegna
a non suicidarti.
Questo non ferma certo l’espansione
dell’esercito immenso di coloro
che levano la mano su se stessi.

Nel solo mese di maggio
all’azienda trasporti di Bologna
si sono uccisi tre lavoratori.
Dieci anni fa erano tremila
i conducenti degli autobus cittadini,
oggi sono soltanto milleduecento
e il traffico non è certo meno intenso.
Alle officine Foxsson
si danno fuoco giovani operai.
A migliaia s’immolano
i contadini indiani,
alla Telecom France
si ammazzano a decine per il mobbing.
In molte fabbriche italiane
minacciano di buttarsi giù dal tetto.
E’ un sistema perfetto
razionale, efficiente, produttivo.
Chi s’ammazza è un cattivo
cittadino che non ha capito bene
come funziona il nuovo ordinamento.
Devi essere contento,
partecipi allo sforzo collettivo
che rilancia la crescita e impedisce
che il deficit sorpassi il tre per cento.

Brucia ragazzo brucia
brucia la banca centrale
e quella periferica.
A poco servirà, purtroppo
Perché i numeri che ti rovinano l’esistenza
Non sono conservati in nessuna banca,
neppure in quella centrale.
Vagano nell’infosfera
E nessuno li può cancellare.
I nemici nascosti sono numeri
Null’altro che astratte funzioni,
integrali, algoritmi e deduzioni
della scienza economica.
Ma come puoi chiamare scienza
questo sapere che non sa niente
questo assurdo sistema di assiomi
di tecniche che spengono la vita
per non uscire dalle previsioni
di spesa?
Non è una scienza, è una superstizione
che trasforma le cose in astrazione
la ricchezza in miseria
e il tempo in ossessione.

Meglio andarsene di qui, ecco come si fa.
Meglio lasciare vuoto
il luogo dell’obbedienza e del sacrificio.
Meglio dir grazie no a chi ti propone
sopravvivenza in cambio di lavoro.
Impariamo a essere asceti
che non rinunciano al piacere né alla ricchezza
ma conoscono il piacere e la ricchezza
e perciò non li cercano al mercato.
Come gli uccelli nel cielo
e come i gigli nei campi
non abbiamo bisogno di lavoro
né di salario, ma di acqua e di carezze,
di aria, di pane, e dell’infinita ricchezza
che nasce dall’intelligenza collettiva
quando è al nostro servizio, non al servizio
dell’ignoranza economica.

Se vuoi sapere come si fa
io posso dirti soltanto
quello che abbiamo imparato dall’esperienza.
Non obbedire a chi vuole la tua vita
per farne carcassa di tempo vuoto.
Se devi vendere il tempo in cambio di danaro
sappi che non c’è somma di danaro
che valga il tuo tempo.

E’ comprensibile che qualcuno pensi
Che solo con la violenza
Possiamo avere indietro
Quello che ci han sottratto.
Invece non è così,
– dispongono di armate professionali
che la gara della violenza la vincerebbero
in pochi istanti.
Quel che puoi fare è sottrargli il tempo della tua vita.
Occorre diventare ciechi e sordi e muti
quando il potere ti chiede
di vedere ascoltare e parlare.

L’esodo inizia adesso
andiamocene via
ciascuno col suo mezzo di trasporto.
Meglio morto
che schiavo dell’astratto padrone
che non conosce
dolore né sentimento né ragione.
Ma meglio ancora vivo
senza pagare né il mutuo né l’affitto.
Quel che ci occorre non è nostro
se non nel breve tempo di un tragitto.
Quando arrivi parcheggi,
lasci le chiavi e lo sportello aperto
per qualcun altro che deve spostarsi
nella città, sui monti o nel deserto.

Ecco come si fa.
Si smette di lavorare
ché di lavoro non ce n’è più bisogno.
Occorre svegliarsi dal sogno
malato della crescita infinita
per veder chiaramente
che c’è una bolla immensa di lavoro inutile
che si gonfia col nostro tempo.
Inventiamo una vita che non pesa,
Che non costa.
Una vita leggera.

E poi sai che ti dico?
Non ti preoccupare del tuo futuro
Che tanto non ce l’hai. E’ tutto destinato
A pagare l’immenso debito accumulato
Per ripianare il debito delle banche.
Il futuro di cui parlano gli esperti
è sempre più tetro ogni giorno
che passa. E’ meglio che diserti
e comunichi intorno
il lento piacere dell’essere altrove.
Ecco come si fa.

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17 marzo, 18 marzo.

18 marzo 2011

Rieccoci dopo un’assenza fondamentalmente ingiustificata. Nel frattempo, il mondo ha continuato a girare e il capitalismo a fare danni, la Terra ha tremato, le centrali nucleari pure, i soldati un po’ in giro per il mondo hanno continuato a sparare alle folle.

In tutto questo, come blog ci siamo anche persi le celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia: sopravviveremo. Riassumiamo il tutto con una rapidissima Storia d’Italia, scritta e disegnata da uno che oggi ci manca molto.

Oltre a Paz, ci manca molto anche Pert

Detto questo, in questi giorni di retorica patriottarda e tricolori a tutte le finestre e servizi in tutte le salse che ci spiegano quanto sono state belle e patriottiche le guerre dell’Ottocento (tanto che oggi piacciono anche a quei buoni selvaggi che sono i cittadini extracomunitari) e anche tutto quello che è venuto dopo (in pratica: Savoia, fascismo, DC), tre letture consigliate:

Noi, una festa, l’avevamo già, post di qualche tempo fa dal blog “Cose Rosse”.

Risorgimento tra storia e metafora, il bell’articolo dello storico Alessandro Portelli sul manifesto di oggi

La mia bandiera, dal blog di Gipi sul Post: si parla di Italia e bombe sui treni ed è, uhm, tipo bellissimo. Leggetelo.

Ora che siete psicologicamente preparati, festeggiamo anche noi!

Siccome le Nazioni (in armi) ci piacciono fino a un certo punto, mentre ci piacciono molto di più le rivoluzioni e la solidarietà di classe, ci ricordiamo che  oggi sono i 140 anni dal 18 marzo 1871, quando iniziarono le rivolte dei soldati che fecero proclamare la Comune di Parigi! Auguri! Auguri a tutt*!

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Cinque storie bellissime

24 febbraio 2011

Catherine Pozzi, poetessa (1882-1934) "L'orrore della mia vita è la solitudine. Giacché io sono un'inferma. Non posso raggiungere gli altri, mai. Di qui, queste intossicazioni per un sentimento, e questi eccessi di materia spirituale."

Chi di voi conosce L’Enciclopedia delle donne? Il nome parla per sé: essa è un progetto collettivo di donne e uomini che

da sempre si propone di radunare, illuminare, costruire e divulgare. Che cosa?

Intanto la conoscenza, nomi e cognomi. Ogni nome e cognome fa una storia, e ogni storia singola va in un paesaggio pieno di storie, e tutto diventa la Storia. Ma senza la storia delle donne – di tutte le donne – non si fa una bella Storia: si fanno degli schemi, delle approssimazioni, dei riassunti che non somigliano più a niente. E che fan danno.

L’altra cosa che si divulga da sé facendo un’Enciclopedia delle donne è l’idea della libertà: la conoscenza delle donne in carne e ossa del passato e del presente, al pari dell’esperienza, sgretola le grate di quei pochi, limitati modelli a cui la loro vita (destino, vocazione, intelligenza, desiderio) viene ancora ricondotta.

"L'eccezione conferma la regola e al tempo stesso la invalida... Sono ossessionata dall'eccezione."

Ma questo non vuole essere un post sull’Enciclopedia: vuole essere uno spunto per prendere, da lì, cinque storie cinque: 5 biografie femminili tutte diverse (ma forse non così tanto) e distanti tra loro (ma forse non così tanto). Sono le storie di partigiane, resistenti, scrittrici, artiste, poetesse, aticonformiste:

Joyce Salvadori Lussu

Marcela ed Elisa

Claude Cahun (nata Lucy Renée Mathilde Schwob)

Ondina Peteani

Catherine Pozzi

Leggetele.

 

[Ulteriore nota: le curatrici del progetto dell’Enciclopedia sono Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli: ma gli autori e le autrici sono veramente tanti. I contenuti dell’Enciclopedia sono disponibili sotto una licenza Creative Commons 2.5 e a tutto questo si accompagna pure un blog, Lo specchio delle dame.]

Claude Cahun, "I.O.U.", 1929-30

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L’attenzione

19 febbraio 2011

Siccome abbiamo fatto un post molto visitato su Simone Weil, desumiamo che ne siate appassionati. Da qui, l’opportunità di segnalare questo video, il trailer del documentario sulla filosofa francese di un paio d’anni fa.

P.S. Lo so che non c’è vera implicanza tra la prima e la seconda frase.

P.P.S. Il documentario in questione è diretto da Julia Haslett. Maggiori informazioni qui.

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Un post serissimo.

13 febbraio 2011

Cioè, no, ok, fermate il mondo. Guardate:

LOLWUT?

Spinoza? No. Niente paura, è lunga, ma adesso ve lo spieghiamo.

Avete presente Spinoza.it? Il blog di satira che vince ormai da anni il Macchianera award come miglior blog e miglior blog collettivo in Italia? E che quest’anno, dopo che ne è esploso appieno il fenomeno (con libro annesso e tutto), con incontri in real e tutti con le magliette tutte uguali, e poi anche gente che conosco, di cui mai avrei sospettato una cosa del genere, si mette a citare battute di Spinoza, ché ormai piace alla gente che piace.

Come funziona Spinoza? C’è un forum/laboratorio con i topic d’attualità, si parla, si discute, vengono scelte le migliori battute e le si posta sul blog [ora anche con l’indicazione dell’autore di ogni singola battuta, ché prima non c’era]. E centinaia di commentatori furbissimi, sempre con lo stesso schema, dicono quanto facciano ridere le battute. Ma sempre. Ma tipo che “stavo leggendo in un ufficio, sono scoppiato a ridere, il capo mi ha licenziato, ma io sono caduto dalla sedia e ho rotolato pisciandomi addosso fino a giù per le scale senza passare dal via”. Una dinamica odiosa e già sufficientemente stigmatizzata in questo post di Ciclofrenia.

Perché le battute in sé non sono neanche tutte malaccio: hanno tutte la stessa “forma” (Frase A che riporta il fatto. Frase B che contiene la battuta), ma alcune fanno ridere, dài. Cioè, sorridere sì, poi magari in ogni post ce n’è una-due-tre che ti fanno ridere da sogghignarci sotto i baffi. E magari per un motivo cretino, eh, tipo “CACCA”, o per qualcos’altro che fa ridere solo te; perché col ridere funziona così. Ecco, il forum di DanieleLuttazzi è quasi il contrario di tutto questo, nel senso che ci sono regole ferree che discendono dalle Grandi Regole Di Cos’E’ La Satira E Come Funziona. Un geek della risata, insomma. E, come dicevo, a me Spinoza in sé non sta sulle balle, ma ha di insopportabile

1) una comunità di adoratori ciechi e fondamentalisti che spompinano gli autori ad ogni post

2) ora come ora è diventato parte di uno stereotipo sociale: però, colpa qui non ne hanno gli autori

3) la stessa idea, pur in misura minore, della satira geek da laboratorio con tutto un pensiero dietro e noi scherziamo su tutto anche i morti freschi e il Papa e le minoranze perché noi siamo Spinoza, we are legion, preparatevi ad essere assimilati.

Poi, per carità, MEH. Fa ridere, bene, non fa ridere, sticazzi. Il meccanismo che si è creato, però, ingrippa di brutto tutta ‘sta cosa della “satira”.

Insomma tutto questo per dire che oggi sono capitato a questa cosa qui, cioè uno Spinozabot (anzi, due), un generatore automatico di post di Spinoza commentati, tecnicamente ineccepibile. Io amo chi ha prodotto questo dal più profondo del mio cuore, e darei loro tanti soldi se li avessi qui (loro, non i soldi: cioè, anche i soldi, in realtà). Una roba, appunto, tipo così:

Ricordo il suo bel nome...

E questo basterebbe ampiamente a qualificarlo tra le invenzioni migliori dopo il fuoco e la navigazione a schede. Invece, intervista su RiotVan al “collettivo” che creato il bot che è una delle cose più ULTIMATE WIN di sempre.

Cos’è un bot?
Di base, è un apostrofo rosa tra la parole “Fate basta”. Smettetela di indignarvi, se la vostra indignazione non fa che spingervi a trasmetterla ogni momento su Facebook, su Friendfeed, su Tumblr, su Quora, su Diaspora, su Spinoza.it, nei vostri blog privati; fate basta, capisco che abbiate bisogno di scaricarvi la coscienza, però no, non è il modo, non è il luogo e soprattutto voi non siete nemmeno la persona  adatta a farlo.
Inoltre, la satira non è un bukkake. La satira non è lanciare merda nel ventilatore e ritrovarsi collettivamente ad annusarla (e nessuno che possa dire che la merda puzza, perché romperebbe l’incanto).
E ancora:

 

Il bot contesta un meccanismo che da Spinoza è esploso diventando Metro Assoluto Per La Valutazione Della Satira Nel Mondo. In giro a volte leggi commenti come “brutta, questa. Su Spinoza non l’avrebbero pubblicata”. Le solite toghe rosse. Che si fanno la Lotta Continua in tribunale. La superiorità del bot sul forum di Spinoza è sintetizzabile in due aspetti: una maggiore percentuale di battute riuscite e il fatto che non spreca ossigeno che potrebbe servire a me. Inoltre, non ti fa sentire in colpa quando scrive stronzate. E poi ha ancora le mestruazioni. Quindi potrebbe avere figli.

Leggetevela tutta, va’.

 

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L’ultimo sito di cui avrete bisogno.

9 febbraio 2011

Si chiama “Summon it!” (=evocalo!) e sta all’indirizzo http://summon.it

Praticamente è un servizio di ricerca online. A partire dalla home page, si può effettuare la ricerca della stessa stringa di testo sui motori di ricerca Google, Bing, Yahoo; sul sito della Apple, sui portali di condivisione e streaming video YouTubeVimeo, sul sito di photosharing Flickr, sulla comunità artistica deviantART,sul sito di LegaNerd (FUCK YEAH!), sulla en.Wiki (ma la Wiki italiana arriverà), su FaceBook, sul portale di microblogging  Twitter, su Tumblr, sul sito di acquisti Amazon.com (ancora non il .it), su eBay, nell’Internet Movie Database, al motore computazionale Wolfram Alpha, la radio/database musicale online Last.fm, sulla piattaforma di condivisione musicale Soundcloud e sul meta-torrent (nel senso che cerca su più torrent quel che volete scaricare) Torrentz.eu.

Traduco: praticamente è un aggregatore dei migliori e più utili siti per trovare musica, immagini, testi, siti, informazioni, comprare e/o scaricare cose. “Cosa volete di più dalla Garelli, il sangue?” [cit.]

screenshot della home

Ora, perché è immensamente utile, oltre che per i motivi suddetti? Perché funziona su tutti i browsers e su tutti dispositivi mobili, tutto in una pagina. Se Google dà una barca di risultati su qualunque cosa senza differenziarli in base al contenuto, Summon.it lo fa, perché di siti metacrawler (cioè che cercano nei motori di ricerca) è pieno il mondo (multiz.com, http://www.metacrawler.com, DogPile.com o il più figo duckduckgo.com). In due parole, è un sito-shortcut.

E poi è fatto è con licenza CreativeCommons ed è fatto dall’italiano Code2Works, il che non vuol dire nulla, però vabbè.

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Robo-rainbow.

6 febbraio 2011

E poi mi dite che non bisogna amare Vimeo. Lì c’è la roba bella, Youtube serve solo per spezzoni di film, serie animate o registrazioni di concerti live. Basta confrontare i video proposti nelle home pages.

E buona serata anche a voi. P.S. Redazione, ne costruiamo uno anche noi?

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Me lo sono sempre chiesto anch’io.

3 febbraio 2011

Cercavo un vecchio post sui punkabbestia bolognesi su un blog secondo me molto bello e sulla home leggo una riflessione che sento vicina. Magari voi no. Per una volta, chissenefrega.

Il titolo è ma come si fa e inizia così:

Sono con uno che conosco in un locale. Gli indico una e gli dico all’orecchio:

“Quella sta cercando”

“E tu come lo sai?”

“Da come guarda.”

“Ti guarda?”

“Anche. Ma in generale, guarda.”

“Ma va’” dice l’amico, che però lo dice in inglese e quindi non ricordo esattamente cosa dice.

Poi comunque c’avevo ragione io. Questa si avvicina con una scusa e io […..]

E poi come continua lo leggete dall’altra parte, che il reblogging puro e semplice non mi è mai piaciuto. Però sono d’accordo, che è diverso dal dire “ha ragione”, solo che me lo sono sempre chiesto anch’io Ma Come Si Fa.

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I’m the first mammal to wear pants, yeah.

2 febbraio 2011

Copyright ANSA, tutti i diritti riservati

La cosa strana e bella insieme del vedere le reazioni della gente in piazza Tahrir al Cairo subito dopo il discorso di Mubarak (in cui ha annunciato molte cose: tra queste, che non si ricandiderà alle prossime elezioni) è capire come forse non se l’aspettassero neanche loro una cosa così: o meglio, non funziona come ad una partita, dove se vinci o se perdi gli schemi comportamentali standard ce li hai. Qua no, così si vedono al tempo stesso persone con le lacrime agli occhi dalla gioia e gente furiosa, una di fianco all’altra.

La verità? E’ che siamo una razza gregaria, noi umani. Possiamo fare, fisicamente, con il nostro corpo, un sacco di cose seguendo un sacco di schemi comportamentali diversi. Solo che nella stragrande maggioranza dei casi non lo facciamo, per convenienza, abitudine sociale (o sociobiologica), senso di autorità. E ci dimentichiamo di quello che possiamo fare.

Ma ci sono altre cose che la nostra eredità genetica da animali gregari da branco ci ha consegnato: una grande adattabilità e soprattutto l’abilità di copiare le cose che fanno i nostri simili, quando riteniamo che ci siano utili.

Se uno pensa al 1848 e alla cosiddetta primavera dei popoli europea in questo modo, diventa tutto molto più comprensibile. E più o meno, al di là dell’enorme differenza di composizione sociale, mezzi di comunicazione, insomma tutto, non credo che per molte altre razze animali di questo pianeta un gruppo guardi il nido/tana/formicaio di fianco che fa un’innovazione che funziona e la copi subito. Magari dopo un po’. Ma non subito, ché per copiarla subito bisogna non dare a sé stessi il tempo di vedere che quella innovazione funziona davvero: è irrazionale, no? Pensateci.

Però ci piace. Insomma, siamo fatti in modo da poter osare, da usare l’immaginazione per fare cose grandi e contemporaneamente copiare -copiare male– quel che vediamo intorno. Siamo fatti male, forse. Però ogni tanto capita che così facendo, a tentoni, succeda che davvero si creano delle cose nuove. Che poi sono quelle in mezzo alle quali non ci si sa come comportare, perché fino a ieri nemmeno sapevi che potevi arrivare a fare quelle cose là. Il che ci riporta all’inizio del post.

[il titolo ovviamente è ripreso da questo -la vergogna cada su di voi se non lo sapevate]

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Il cielo stellato sopra di me, gli orari dei treni dentro di me.

1 febbraio 2011

La gente ha paura di ciò che non capisce. Una volta ho visto delle persone scappare davanti a un mostro che aveva in mano un orario dei treni.

Mr. Rat-Man, da Rat-Man n.52, “I Fantastici!”

 

Avete notato come il fatto di saper leggere gli orari cartacei dei treni continui da decenni a dividere l’umanità in due? C’è una quella ristretta minoranza che non trova nessun problema nel farlo semplicemente perché ci si è applicata la prima volta e da lì non vi ha mai trovato nulla di difficile (voglio dire, ci sono percorsi, fermate e orari, e basta) -e una massa di superstiziosi stupefatti che ti dicono “ah guarda, non so come tu faccia a capire cosa c’è scritto lì”.

Infin che 'l Veltro verrà

Che poi, a me, gli orari dei treni (quelli della Veltro: io a Trenitalia non dò un soldo in più dello stretto necessario) hanno sempre dato l’impressione di un ordine razionale del mondo. Che alla contingenza vorticante degli eventi disposti in modo casuale sottostesse un disegno logico, stringente, necessitato: un treno potrà arrivare in ritardo, potrà anche essere soppresso, ma quella non è la Verità; la Verità è che il treno, l’Idea di quel treno, con quel numero e quei tempi di percorrenza preesiste al treno fisico e vi dà una forma, una ragione e un posto nel mondo tra una coincidenza e un’altra.

Sapere che in questo momento, anche mentre scrivo, c’è un certo treno che sta viaggiando da A a B con quegli orari scritti in piccolo dall’alto verso il basso ha un che di rincuorante. Io mica lo prenderei, un treno, se non avessi l’Idea degli orari dei treni.

 

P.S. Ma quant’è spaventosamente orrendo il sito della Veltro? Non vedevo questo web design autoprodotto dal 1998 o giù di lì. Home page fuori scala, menu non-navigabile a sinistra, PDF embeddati male, redirect che non funzionano, uso a profusione del Comic Sans MS. E il Comic Sans è IL MALE.

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Acrobata, saltimbanco.

27 gennaio 2011

Sto seriamente pensando alla possibilità di aprire un Tumblr e intitolarlo “Foto di persone che fotografano cose indegne di essere fotografate”. Penso che dovrei aggiornarlo decine di volte al giorno.

La fotografia digitale è IL MALE.

Almeno se messa in mano a persone che non sono in grado di farsi la domanda “se avessi un rullino da 24 da dover successivamente sviluppare, farei questa foto?”.

No, al di là di tutto, un’altra proposta seria per un Tumblr sarebbe questa. Invece Tumblr notevoli (ovviamente al di là di quello che vi segnalammo come punto di riferimento intellettuale mesi fa) secondo il sottoscritto sono Fuck Yeah Skinny Bitch e quello di Justine Joli, pieno di belle segnalazioni riguardanti gli interessi della suddetta: fantascienza, foto curiose, argomenti geek, artisti dalle creazioni bizzarre. Ecco, la cosa curiosa è che la sua occupazione lavorativa è questa. Il che significa che se cercate il suo nome su Google Video con il Safe Search disattivato… Ma mi fermo qui.

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Chi sono i Fenici e perché sono importanti.

20 gennaio 2011

Io, in sostanza, vi odio. Infatti metto qui sul blog le cose che vorrei trovare io, se non fosse che io evidentemente le ho già trovate -quindi devo fare uno sforzo di astrazione e pensare “quali delle cose che piacciono a me possono avere un interesse generale?”.

Oggi finisco a leggere questa storia raccontata da un insegnante (cioè, uno che nella vita fa l’insegnante, non è che il blog sia tutto sull’essere un insegnante delle superiori) e mi vengono in mente tante cose, dei problemi che non mi mettevo da tanto tempo e dei dilemmi morali sulle cose che mi dice mia sorella di 15 anni quando non studia. E poi voglio dire, studiare la Storia mi sembra la cosa più importante che ci sia al mondo. Invece.

Oggi, in prima, interrogo Giulia in storia. Niente di eccezionale, naturalmente, se non fosse che Giulia, da settembre a oggi, non ha mai preso nemmeno un voto sufficiente, né in italiano orale, né in italiano scritto e nemmeno, appunto, in storia. Per cui so che deve essere un’interrogazione pacata, senza fretta, attenta.

Inizio chiedendole l’ultimo argomento che abbiamo studiato: i Fenici. Le dico: «Prova a spiegarmi chi sono e perché sono importanti». Lei comincia a parlare ma capisco subito che si confonde: forse sta parlando degli Assiri.

continua sul blog Sempre un po’ a disagio

Cià, forse vi odio anche un po’ di meno, per oggi. Se non commentate però sì.

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Linea Gotica.

18 gennaio 2011

La “via aziendale alla classe operaia” è una via lunga; ma, alla fine, chiusa. O ci trovi, in fondo, il padrone; o, nel migliore dei casi, la tua stessa coscienza e la storia, che la sbarrano.

Ottiero Ottieri, “La linea gotica : taccuino 1948-1958”, Parma, Guanda, 2001

L’intellettuale socialista Ottiero Ottieri (qui l’ottima voce su Wiki) parla di sé e del suo lavoro alla Olivetti e insieme delle sorti del sindacalismo.

Si aggiunga che il suo mestiere, allora, era il selezionatore di personale alla Olivetti di Ivrea, dopo essere passato per mansioni ugualmente legate al personale in altre aziende. La grande fabbrica la conosceva bene, e mentre allora, nel ’55 si discuteva delle elezioni della Commissione Interna a Mirafiori (che è la grande fabbrica: io non so quanti di voi conoscano bene Torino, ma se così non è controllate su una mappa quanto caspita è grande) lui lavorava alla Olivetti dell’ingegner Adriano, tutt’altra impostazione. “La linea gotica” è il diario politico, lavorativo, letterario, quel-che-volete di quegli anni intensi.

Vi si spazia dai ricordi di gioventù, alle considerazioni sulla natura del fascismo, ai report dei congressi di sezione, alla meningite e al suo ricovero forzato, ai destini della classe operaia, alla letteratura, alle conversazioni sulla vita e la morte. Una recensione completa fatta dal sottoscritto ai bei tempi andati ve la incollo qui. A leggere il libro vi fate un favore, l’ultima edizione costa 8 euro, sul web pure meno.

L’organizzazione materiale del lavoro alla catena di montaggio nel 2011 c’entra poco, nella maggior parte dei reparti, con quella del 1955, a volte quasi niente: ma anche oggi si parla di via aziendale alla classe operaia. Oh, certo: quella prevista lucidamente da Ottieri ha già vinto, e di molto -pensiamo che i corsi di formazione in fabbrica prevedono da anni quelle cialtronate made in USA sull’autostima, mettersi in cerchio, gridare le cose tutti insieme- ma se c’è una linea gotica, allora ci sono anche dei nuovi barbari, solo che non stanno tutti dalla parte di Marchionne. Barbari sono tutti quelli che immaginano che operaio = corpo sfruttato o sfruttabile da sottoporre al ritmo lavorativo di una macchina. Ottieri capisce che così non è -non era così allora come non lo è oggi.

Non nel senso che è cattivo chi desidera che sia così; nel senso che è scemo chi crede che lo sia. Un operaio (o un’operaia) è uno che di mestiere fa quello e poi nella vita fa altro, ha una famiglia degli amici una religione una squadra di calcio eccetera. Barbarico è vedere solo le 8 ore al giorno di fabbrica e non le altre 16: sindacati o no, chi a Mirafiori o Pomigliano d’Arco ha chiesto un contratto migliore ha chiesto (anche) un po’ più di rispetto per quel che un lavoratore è e fa quando non lavora, mica ha invocato “l’unità della classe operaia” e il suo ruolo storico.

P.S. La linea gotica del titolo, comunque, è quella attraversata dal romano di genitori toscani Ottieri nel decidere di lavorare al Nord, a Milano, per prendere realmente contatto con la realtà operaia. Il suo ultimo libro, un romanzo, s’intitolava “Un’irata sensazione di peggioramento“, citazione da Il partigiano Johnny di Fenoglio. Non potevamo esimerci dal mettere su questa.

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“I can only play a few things”, said Mr. Allen

10 gennaio 2011

E niente, ero a studiare in biblioteca col PC davanti e gira che ti rigira sul web trovo questo (cliccarci sopra per ingrandire):

I molti "volti" di Woody Allen, film per film

 

L’autore è Brandon Schaefer, illustratore e graphic designer freelance ventiseienne che collabora a Wired Italia e vari altri progetti, tra cui quello di reinterpretare in maniera originale le locandine di famosi film del passato. Questo è il suo sito personale con alcuni dei suoi lavori, il suo Flickr (da cui abbiamo preso l’immagine in questione) lo trovate a questo indirizzo, andateci ché merita.

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Che anno è

7 gennaio 2011

Dunque, vediamo un po’ una cosa: qualche settimana fa andando al cinema poteva capitare di vedersi “Ritorno al futuro”, mentre in questi giorni c’è TRON (trama mediocre, sceneggiatura del piffero, 3D così così -ma te lo fanno pagare comunque undici euro undici- ma la colonna sonora è spettacolare).

Poi; si è discusso (e si discute ancora) per mesi di elezioni sì-elezioni no dato che la maggioranza traballa: fuori dal Parlamento, il movimento giovanile s’interroga sul nodo violenza/non violenza rimanendo critico con le opposizioni di sinistra (ritenute troppo deboli), ma senza far avanzare la strategia della tensione. Ah, nel frattempo d’Alema litiga con Veltroni.

Sulla panchina del Foggia siede Zdenek Zeman, mentre su quella dell’Olimpia Milano è stato chiamato Dan Peterson.

A Mirafiori la FIAT spinge per far firmare un pessimo accordo ai metalmeccanici, contro il quale la FIOM indice uno sciopero generale.

Ah, e si parla di una reunion degli Area.

Adesso è tutto chiaro: siamo evidentemente nella prima metà degli anni ’80. Il che significa che manca ancora un po’ prima che io nasca: il che dà origine ad un paradosso temporale (così dimostriamo che Ritorno al Futuro l’abbiamo visto).

Facciamo così: io adesso vado in un negozio di dischi e provo a vedere se c’è un nuovo album dei Pink Floyd o di Fabrizio de André, e in fumetteria a chiedere qualcosa di Pazienza o Pratt. Se mi avete fatto tornare indietro nel tempo solo per la cagate, mi incazzo come una faina.

[EDIT: allora vedete che non ero solo io, c’è anche una spiegazione scientifica del viaggio temporale]

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Buon Natale Gesù Crì!

21 dicembre 2010

Unico caso mondiale di blasfemia ambivalente (come leggo nel primo commento su YouTube)  -nei confronti di Gesù e dei Beatles in un colpo solo… Grande Nino!!